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Accordo di Parigi operativo, ma la metà non ha firmato

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4 Novembre 2016

| by developer

Accordo di Parigi operativo, ma la metà dei paesi non ha ancora firmato. Il 4 novembre entra in vigore il primo accordo mondiale della storia contro il riscaldamento climatico. Ma per dargli piena attuazione servirà del tempo e una lunga serie di accordi operativi che cominceranno ad essere stilati nel corso della Cop22, la Conferenza Onu sul clima di Marrakech che inizierà lunedì prossimo.

Ad oggi sono 94, dei 192 firmatari, i Paesi che hanno ratificato il patto di Parigi. Un risultato insperato, di gran lunga superiore alle aspettative, che però non allevia la gravità della situazione, denunciata oggi stesso dall’Onu: il mondo è in ritardo nella riduzione delle emissioni di gas serra, se vuole evitare la “tragedia” di un riscaldamento climatico devastante ed irreversibile.

“Abbiamo fatto in nove mesi ciò che aveva preso otto anni per il protocollo di Kyoto”, ha detto la presidente della Cop21 e ministra francese dell’Ambiente, Ségolène Royal, segno della presa di coscienza ad alto livello della necessità di limitare il riscaldamento climatico a 2 gradi rispetto ai livelli preindustriali.

Fra i grandi inquinatori del pianeta sono pochi quelli che mancano all’appello della ratifica: la Russia, che non ha comunicato ancora una data; l’Australia e il Giappone, dove sono stati avviati gli iter di ratifica.

I negoziatori devono ancora trovare l’intesa su diverse disposizioni applicative per rendere operativo l’accordo, come in particolare: la definizione delle regole di trasparenza (la verifica quindi degli impegni di ogni nazione), la presentazione delle strategie nazionali verso il 2050, gli aiuti finanziari ai paesi in via di sviluppo, l’aiuto tecnico per le politiche di sviluppo “pulito” (energie rinnovabili, trasporti e habitat con minore dispendio energetico, nuove pratiche agricole, ecc.).

“La Cop22 deve essere una Cop dell’azione e della messa in opera”, ha affermato Tosi Mpanu-Mpanu, portavoce del Gruppo dei paesi meno avanzati. “La sfida più importante a Marrakech è mettersi d’accordo su una scadenza per decidere le regole di applicazione dell’intesa, in particolare le regole di trasparenza”, ha spiegato la negoziatrice francese Laurence Tubiana, per la quale il “2017 non è realistico, ma il 2018 è proponibile”.

Nei fatti, la somma degli impegni attuali dei singoli Paesi mette il pianeta su una traiettoria che porta a un aumento di 3 gradi (anche 3,4 gradi) secondo i calcoli contenuti nel rapporto Onu pubblicato oggi. “Se noi non cominciamo da subito ad adottare misure supplementari, finiremo per piangere davanti a una tragedia umana evitabile”, ha ammonito Erik Solheim, direttore del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente.

La questione degli aiuti ai paesi in via di sviluppo è l’altra questione molto delicata che sarà discussa a Marrakech. Dei 100 miliardi di dollari annuali promessi di qui al 2020, sono stati finora annunciati 67 miliardi di fondi pubblici. Infine Marrakech sarà l’occasione per misurare i progressi compiuti dalle 70 “coalizioni” lanciate in occasione della Cop21 (alleanza solare, pratiche agricole, sistemi di allarme, ecc). I paesi africani puntano molto sull’Iniziativa per le energie rinnovabili e sui 10 miliardi di dollari promessi per promuovere le energie verdi sul continente.

PolitX

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