Ispro Istituzioni e Progetti
  • Home
  • Chi siamo
  • Servizi
  • Il nostro team
  • News
  • Contatti
Menu
  • Home
  • Chi siamo
  • Servizi
  • Il nostro team
  • News
  • Contatti

Author Archives: developer

Censis versus Bilancio

|

29 Novembre 2017

| by developer

Il Bilancio di previsione dello Stato mette sul tavolo un po di risorse (60 milioni in tre anni) per lenire il peso della cura degli anziani che oggi ricade interamente sulle famiglie. L’emendamento, recepito e approvato per il voto finale in Aula al Senato, è stato fortemente voluto da un folto drappello di senatori capitanati da Bignami, Sacconi, Paolo Romani e Quagliariello. Misura encomiabile, il cui valore può essere meglio compreso all’interno del quadro “salute-cura” certificato dal Censis, le cui pubblicazioni “autorevoli” vengono prese in considerazione per la stesura di programmi di sviluppo a lunga scadenza dagli apparati centrali e periferici dello Stato (Ministeri), enti locali (Comuni, Province e Regioni), ma anche da grandi aziende sia private che pubbliche e da organismi nazionali e internazionali.

Questa la fotografia scattata dell’Istituto:
12,2 milioni di italiani hanno rinunciato alle cure (1,2 milioni in più rispetto all’anno precedente) e 9 milioni di essi per motivi economici. Le difficoltà di accesso al sistema sono aumentate: per una mammografia si attendono in media 122 giorni, 60 in più rispetto al 2014, al mezzogiorno l’attesa arriva in media 142 giorni. Per una colonscopia l’attesa media è di 93 giorni e al centro sud, per non sbagliarsi, ne occorrono 109. Per una visita cardiologica 67 e per una ginecologica 47. La mobilità sanitaria è arrivata a 4,3 miliardi, rappresentata da tutti coloro che sono costretti a migrare per curarsi. La spesa privata è salita a 35 miliardi, 583 € a testa.

Il governo stanzia 60 milioni per i familiari che cureranno i loro cari in casa. Niente rispetto ad una possibile ed incisiva politica di contenimento e razionalizzazione della spesa sanitaria assistenziale.

PolitX

22 mila euro lordi per un anno di ricerca netta

|

29 Novembre 2017

| by developer

 

Via libera della commissione Bilancio del Senato al maxiemendamento che “mette a disposizione” 10 milioni per il 2018 e 50 milioni a decorrere dal 2019 per lo sblocco delle assunzioni dei ricercatori precari. Questo per consentire “complessivamente” e “a regime”, dal 2019, di “assumere fino a 2.170 unità” negli enti di ricerca, tenendo conto che già la riforma della PA permette “l’assunzione a tutti quegli enti che già dispongono di risorse stabili”. Infatti il fondo in “cofinanziamento”, spiegano le ministre della PA, Marianna Madia, e dell’Istruzione, Valeria Fedeli, consente “la trasformazione” da tempo determinato a indeterminato “di circa 420 ricercatori e tecnologi nel 2018 e nel 2019 potranno essere assunti ulteriori 1.750“.

La cifra stanziata nel 2018 determinerebbe un compenso annuo lordo pari a 22.222 euro; la cifra stanziata per il 2019 porterebbe il compenso a 28.571 euro.

PolitX

Legge di Bilancio, in arrivo incentivi per l’edilizia

|

23 Ottobre 2017

| by developer

La legge di Bilancio 2018 propone misure anche per il settore edile. A dare una mano al settore saranno gli incentivi in materia di ristrutturazione edilizia 2017. L’Agenzia delle Entrate ha rivisto in materia di detrazioni fiscali la guida relativa ad interventi di riqualificazione edilizia.

La detrazione Irpef del 50 percento si potrà ottenere fino alla fine dell’anno. Ad oggi sia il bonus ristrutturazioni che l’ecobus saranno portati in detrazione fiscale per il 36 percento delle spese sostenute ed entro un budget di 48 mila euro di spesa a far data dal 1° gennaio 2018. Sino al 31 dicembre 2017 c’è l’opportunità di detrarre la metà dell’imposta dalla spesa affrontata per le ristrutturazioni del proprio appartamento.

La spesa massima ammessa per il bonus ristrutturazioni 2017 è di 96mila euro per ciascuna unità immobiliare. Il rimborso delle spese affrontate viene spalmato a rate per un decennio. L’agevolazione fiscale attiene gli interventi per le ristrutturazioni delle abitazioni e delle porzioni in comune di strutture residenziali.

PolitX

Agenzie fiscali, Ruffini: la riforma è urgente. Ottocento funzionari senza dirigenza

|

28 Settembre 2017

| by developer

“Il fisco non è semplicemente un insieme di istituti giuridici, ma un’infrastruttura, un’opera pubblica senza la quale il paese non può funzionare”. Queste le premesse del direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, in audizione alla commissione Finanze del Senato. A che punto è la riorganizzione delle agenzie fiscali?

Tasse, strumento di civiltà

Secondo Ruffini, un intervento sul sistema delle agenzie è indispensabile per non mettere a rischio “il nostro stesso vivere civile“. Un concetto che ricorda molto quello del compianto ex ministro dell’economia Tommaso Padoa Schioppa (” le tasse sono una cosa bellissima e civilissima, un modo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili come la salute, la sicurezza, l’istruzione e l’ambiente”).

Condivisibile la filosofia di fondo della legge 

Il progetto di legge è urgente: la riforma. infatti, permetterà al fisco italiano di “ripartire dall’originale impostazione del modello delle agenzie della fine degli anni novanta e porla al passo con i tempi, rafforzando, da un lato, i poteri di indirizzo e controllo del governo e del ministero dell’economia e, dall’altro, restituendo quella flessibilità ed efficienza gestionale che corpi tecnici specializzati come le agenzie fiscali richiedono”.

Sostituzione di posizioni dirigenziali, necessaria norma transitoria 

Ma il nodo della operatività dell’ex agenzia resta all’ordine del giorno. In particolare rimane non sciolto il nodo delle 800 posizioni di funzionari a cui de facto era stata data una valenza dirigenziale, in seguito revocata. Troppi 800 funzionari senza capi. L’incognita su come regolare la sostituzione di posizioni dirigenziali con quelle non dirigenziali e definire i poteri gestionali, organizzativi, di spesa, di acquisizione delle entrate e di firma, connessi con le seconde e il coordinamento con le norme che già oggi la regolano non è ancora apparsa all’orizzonte. La soluzione, proposta da Ruffini, è l’istituzione di una disciplina transitoria perchè il nostro stesso vivere civile ha bisogno di esattori meno incivili. 

Gaia Catalani

PolitX

Piano Nazionale Industria 4.0, un ponte tra imprese e formazione

|

21 Settembre 2017

| by developer

Formare 200.000 studenti universitari e 3.000 manager specializzati su temi 4.0; raddoppiare gli studenti iscritti ad Istituti Tecnici Superiori; creare circa 1.400 dottorati di ricerca con focus su 4.0. E’ solo uno degli obiettivi contenuti dal nuovo Piano Industria 4.0, che, nella fase due, prenderà il nome di Piano nazionale Impresa 4.0.

Dare precedenza alla formazione, anche nel lavoro. Formazione di 150 mila persone sui temi del digitale e la creazione di 8.400 animatori digitali coinvolgendo più di 1,3 milioni di studenti e oltre 4.000 istituti.

E’ stato, inoltre, avviato il programma Alternanza Scuola/Lavoro che ha coinvolto 90 mila studenti su tematiche Industria 4.0 e previsto il potenziamento degli ITS a partire dall’a.a. 2018/2019 con l’obiettivo di raddoppiare il numero degli studenti entro il 2020. Sono stati inoltre aperti i bandi per 700 dottorati nell’a.a. 2017/2018 sul tema Industria 4.0 e finanziati i Cluster Tecnologici Nazionali con 1 miliardo di investimento pubblico-privato.

Grazie al sistema duale dell’apprendistato, ad oggi sono stati inseriti nei percorsi formativi 21.297 giovani; oltre 10.600 assunzioni con l’apprendistato di 1° livello e oltre 1.100 con l’apprendistato di alta formazione e ricerca; sono stati erogati fino a 3mila euro di contributo per il tutoraggio in azienda.

Obiettivo: creare un ponte tra imprese e ricerca

Viene costituito il network nazionale Industria 4.0 con la rete degli Innovation Hub coordinati da Confindustria, Confcommercio, Confartigianato e CNA, e la creazione dei Punti Impresa Digitale gestiti da Unioncamere.

Obiettivo: promuovere il lavoro 4.0

L’Italia sconta un gap di 2,5 punti percentuali rispetto alla media dell’Ue per quanto riguarda la partecipazione dei lavoratori ai corsi di formazione. Per incrementare la partecipazione è stata elaborata una misura volta a incentivare le imprese a pianificare ed erogare programmi di formazione in ambito Industria 4.0.

PolitX

Difensore civico digitale: il Cdm approva la riforma della Pa

|

8 Settembre 2017

| by developer

Il Consiglio dei Ministri di oggi ha approvato le modifiche apportate al codice dell’amministrazione digitale che, tra le altre disposizioni, prevede l’introduzione di una nuova figura professionale : il Difensore civico digitale.

Sono stati numerosi i provvedimenti posti al vaglio del Consiglio di oggi. Quest’ultimo ha analizzato i dl in merito alle norme di adeguamento relative ai fondi di investimento europei a lungo termine; alle modifiche al decreto del Presidente della Repubblica, recante il regolamento di riorganizzazione dell’istituto superiore di polizia; come anche il dl sulla disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni del regolamento Ue relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori ed, infine, sulle disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione delle specie esotiche invasive.

Oltre alle discussioni sopra citate, oggi in Viminale è stata approvata la modifica del codice dell’amministrazione digitale. Questa ha l’obiettivo di accelerare l’attuazione dell’agenda digitale europea, dotando i cittadini, le imprese e le amministrazioni di strumenti e servizi idonei a rendere effettivi i diritti di cittadinanza digitale.

Le linee portanti di questo intervento sono:

  • Proseguire nell’opera di razionalizzazione delle disposizioni contenute nel codice dell’amministrazione digitale;
  • Rafforzare la natura di “carta di cittadinanza digitale”,concentrando in essa le disposizioni che attribuiscono a cittadini e imprese il diritto a un’identità e a un domicilio digitale, alla fruizione semplice di servizi pubblici online e anche alla possibilità di partecipare effettivamente al procedimento amministrativo per via elettronica e poter effettuare pagamenti online;
  • Promuovere l’integrazione tra i servizi pubblici erogati dalle diverse amministrazioni;
  • Garantire maggiore certezza giuridica in materia di formazione, gestione e conservazione dei documenti digitali;
  • Rafforzare l’applicabilità dei diritti di cittadinanza digitale e accrescere il livello di qualità dei servizi pubblici e fiduciari in digitale;
  • Promuovere un processo di valorizzazione del patrimonio informativo pubblico.

“Se avete segnalazioni o reclami sulle violazioni del Ministero dell’Interno e di ogni altra norma in materia di digitalizzazione ed innovazione della Pubblica Amministrazione (PA) da oggi potete rivolgervi al Difensore civico digitale“. A pronunciare queste parole è stato Paolo Coppola (Presidente della commissione di inchiesta sulla digitalizzazione della PA). La presenza di questa figura è prevista dall’articolo 17 del Codice dell’amministrazione digitale (Cad) e sarà possibile ottenerla tramite l’apposito indirizzo e-mail, fornito dai siti delle singole Regioni.

Giulia Fortunato

PolitX

Vaccinazioni anche per gli insegnanti ma mancano i fondi

|

11 Luglio 2017

| by developer

Obbligo di vaccinazione anche per gli operatori sanitari, sociosanitari e scolastici: ci sono novità sul nuovo piano di vaccinazione voluto dal governo. Le modifiche sono state introdotte grazie ad alcuni emendamenti che hanno cambiato, almeno in parte, l’impianto del ddl, presentato inizialmente dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin in Consiglio dei Ministri.

Poco fa la commissione Igiene e Sanità del Senato ha dato il definitivo via libera al decreto vaccini, che ora passerà sotto la lente dell’Aula di Palazzo Madama.

Cosa prevede la proposta

Dal 1 gennaio 2018 le categorie citate devono presentare la documentazione dell’avvenuta vaccinazione o dell’immunizzazione naturale alle malattie infettive elencate dalla legge (10 obbligatorie, 4 raccomandate) o del diritto all’esonero.

Copertura economica assente per il piano vaccinazione degli insegnanti

L’idea di sottoporre anche gli insegnanti alle vaccinazioni previste dalla legge ha causato non poche discussioni. E, infatti, proprio su questa proposta le ipotesi sono ancora al vaglio: è al momento atteso il parere della Commissione Bilancio, che arriverà prima della votazione finale in Aula.

Giusto vaccinare anche i docenti? Su questo punto non tutti si trovano d’accordo e c’è perfino chi invoca l’incostituzionalità. In realtà è assolutamente legittimo e costituzionale e lo sottolinea il costituzionalista Alessandro Pace: “Dal punto di vista del rispetto della Carta non ci sono problemi, è una proposta funzionale”.

Del resto si tratta di figure professionali che lavorano a stretto contatto con i minori per diverse ore. Allora dov’è il problema? Non ci sono fondi sufficienti.

Mentre le vaccinazioni dei bimbi e ragazzi sono già comprese nel budget della sanità, l’operazione prevista per gli insegnanti sarebbe extra e forse non senza “oneri nuovi o maggiori”.

Emilia De Biasi, presidente commissione Sanità, non nasconde il suo malcontento: “Più che quantificare gli oneri si potrebbe ricorrere alla legge sulla sicurezza nel luogo di lavoro che riguarda la prevenzione e la tutela della salute fisica e mentale”. Domani i senatori della Bilancio esamineranno la questione.

PolitX

Banche venete, possibile la questione di fiducia

|

11 Luglio 2017

| by developer

Il decreto legge approvato in fretta e furia del Governo in una calda domenica estiva, per scongiurare il fallimento delle banche venete, è stato approvato in tempi record dalla Commissione Finanze della Camera e si trova adesso all’esame dell’aula di Montecitorio (C. 4565-A) dove probabilmente verrà posta la questione di fiducia per garantirne il passaggio al Senato entro la settimana.

I contenuti del dl banche venete

L’obiettivo dell’articolato è quello di facilitare la liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza S.p.A. e di Veneto Banca S.p.A., garantendo, contestualmente, la continuità del sostegno del credito alle famiglie e alle imprese del territorio.

La strada maestra scelta è stata quella della vendita di parte delle attività delle due banche ed il trasferimento del relativo personale ad un unico acquirente, individuato in Intesa Sanpaolo.

Concretamente, il decreto legge prevede una iniezione di liquidità pari a circa 4,8 miliardi di euro oltre alla concessione di garanzie statali, per un ammontare massimo di circa 12 miliardi di euro, sul finanziamento della massa liquidatoria dei due istituti da parte di Intesa Sanpaolo.

Forte radicamento territoriale delle banche venete

Come ha evidenziato l’on. Giovanni Sanga, relatore per la maggioranza, il provvedimento sulle banche venete ha fatto discutere molto sia all’interno delle sedi istituzionali che nel Paese. ”Le banche coinvolte – infatti – avevano un forte radicamento territoriale, rappresentavano un punto di riferimento imprescindibile, soprattutto per le comunità del Veneto. Queste banche sono state spesso identificate con l’intraprendenza, la laboriosità, il rigore, la solidità di quelle terre, terre segnate da un forte dinamismo imprenditoriale, da una cultura del lavoro, che non ha eguali in Italia e in Europa. Quello che è avvenuto ha sconvolto l’intero Paese. Negli ultimi tempi, dietro la parvenza dell’efficienza e della garanzia, che questi istituti di credito manifestavano, si nascondevano illegalità diffuse, clientele, interessi personali, una gestione criminale dell’azienda e dell’erogazione del credito, che ha seminato sconcerto, disprezzo, ha distrutto un rapporto di fiducia ultra secolare”.

Accordo con Banca Intesa

L’accordo con Banca Intesa, una delle più solide banche a livello europeo, è stato ritenuto l’unico possibile nel contesto del panorama del settore creditizio. L’emanazione del decreto legge in conversione in Parlamento ha consentito che tutti gli sportelli bancari della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca rimanessero aperti e che i depositi dei correntisti fossero garantiti così come le linee di credito aperte dagli imprenditori ed i mutui per attività produttive e famiglie.

PolitX

Ocm vini, il Mipaaf “sorpassa” il Tar. E le risorse che fine fanno?

|

11 Luglio 2017

| by developer

La direzione generale del Mipaf ha deciso di riformulare la spartizione dei 13,266 milioni di euro quale “economia della misura promozione” stabilendo quindi la loro rimodulazione tra le altre misure del Pns (Piano Nazionale di Sostegno) del settore vitivinicolo.

Una decisione che, però, disattende gli attesi pronunciamenti da parte del Tar del Lazio. Lo rileva l’agenzia Agricolae, per la quale che questa decisione del Ministero comporta definitivamente l’uscita dalle disponibilità della “promozione” e si somma ai fondi regionali, anch’essi stanziati per la medesima misura, ma inutilizzati a livello regionale. Fondi che raggiungono la cifra di 13,4 milioni di euro.

Ammonta quindi a 26,8 milioni di euro (su 103,9 milioni di euro dell’intero tetto previsto dal Pns) la somma delle somme rese inutilizzabili da parte degli operatori per sostenere la promozione delle produzioni vinicole italiane nel mondo.

La protesta degli operatori e il pasticcio del Ministero

Appare assurdo, a detta degli operatori, non aver voluto attendere le sentenze del Tar prima di assumere la decisione, tanto che le norme comunitarie lasciavano a disposizione degli uffici del ministro un’ultima possibilità di poter decidere, alla fine di settembre prossimo, l’eventuale storno delle economie di risorse eventualmente rinvenienti, proprio al fine di scongiurare il rischio di perdere definitivamente le risorse.

A sconcertare l’opinione degli addetti al settore è l’aver deciso di “dirottare” i 13,266 milioni di euro della promozione non assegnati a seguito delle controverse vicende della scorsa estate (dove le due graduatorie emanate dal Ministero, con domande di finanziamento prima ammesse e poi escluse, sulla base di controverse decisioni ministeriali che hanno prodotto ben 13 ricorsi amministrativi sulle quali entro la fine di luglio dovrà pronunciarsi il Tar della regione Lazio), senza attendere i suddetti pronunciamenti.

La decisione del Ministero, alla vigilia degli imminenti verdetti del Tar del Lazio, appare agli operatori come una decisione “gravissima”, perché, in caso di un pronunciamento di accoglimento, anche parziale, dei ricorsi proposti da parte del Tar del Lazio, le conseguenze sarebbero un clamoroso autogol per il ministro Martina che non dispone più di fondi comunitari da assegnare all’esito dei pronunciamenti del Tribunale amministrativo e che, a questo punto, coinvolgerà direttamente il Ministero nelle procedure di assegnazione delle risorse a dover rispondere di un possibile ed ormai configurato danno erariale.

Le regioni che guadagneranno di più dall’operazione

Nel frattempo che le dispute continuano, tra le regioni italiane si stimano le più fortunate che si sono aggiudicate maggiori fondi. Secondo Agricolae, che ha messo a confronto i due decreti, in testa alla classifica vi sono l’Umbria, che raddoppia passando da 5 milioni e 963 mila euro a 9 milioni e 250 mila euro; la regione Puglia, che guadagna nell’operazione circa 4 milioni e 365 mila euro (passa da 26 milioni 757 mila euro a 31 milioni e 122 mila euro); e la Sardegna, che ottiene circa 3,7 milioni (passa da 8,3 milioni a circa 12 milioni).

PolitX

Tortura, tutti i limiti di una legge attesa da 30 anni

|

11 Luglio 2017

| by developer

Il Parlamento ha approvato in via definitiva il provvedimento che introduce nel nostro ordinamento il delitto di tortura.

Si tratta di una legge attesa da moltissimo tempo: sono infatti passati trent’anni da quando l’Italia ha ratificato la Convenzione ONU in materia.

Tortura, molti dubbi sul testo approvato

Sul testo appena varato sono iniziate già a piovere critiche prima ancora della sua entrata in vigore, critiche che hanno portato a classificarlo come un vero e proprio ”pasticcio legislativo” che intimidisce le forze dell’ordine in un momento molto delicato per la sicurezza nazionale, senza offrire reali garanzie alle possibili vittime.

Il provvedimento introduce il delitto di tortura, prevedendone diverse fattispecie: se a commettere il reato è un pubblico ufficiale, scatta un’aggravante; se a torturare è un privato cittadino la pena andrà dai 3 ai 10 anni, mentre se è un agente, la reclusione potrà arrivare fino a 12 anni. E se si causano lesioni personali, la pena aumenta: di un terzo in caso di lesioni gravi, della metà se le lesioni sono gravissime. Scatta l’ergastolo in caso di morte volontaria.

Infine il disegno di legge vieta ”il respingimento, l’espulsione o l’estradizione di una persona verso uno Stato nel quale esistano seri motivi di ritenere che essa rischi di essere sottoposta a tortura”.

Da parte degli addetti ai lavori sono stati subito evidenziati i limiti della legge sulla tortura, che di fatto ne depotenziano la portata, primo fra tutti l’aver scelto di classificarla come un reato generico, che quindi può essere commesso da chiunque e non soltanto da un pubblico ufficiale. Altro aspetto criticabile è costituito dal fatto che per poter parlare di tortura non basta un singolo atto violento bensì una pluralità di condotte ed è inoltre richiesto un trauma psichico ”verificabile”.

Sul contenuto della normativa appena varata sono state espresse perplessità anche dal commissario Europeo per i Diritti umani che l’ha definita ”troppo distante dalle raccomandazioni internazionali”.

PolitX

1 2 3 … 8 Next →

Ultime Notizie

  • RUNTS, finalmente ci siamo 29 Ottobre 2021
  • Delega al Governo per l’efficienza del processo penale 21 Settembre 2021
  • Interventi in materia di disciplina, intermediazione e gestione dei diritti d’autore e dei diritti connessi 21 Settembre 2021
  • Crisi d’impresa e risanamento aziendale tra rinvii e novità 21 Settembre 2021
  • Nuovo processo civile: la Riforma Cartabia approvata dal Senato 21 Settembre 2021

© IS.PRO. ISTITUZIONI E PROGETTI S.R.L. | P.I. 04673381002