Camere di commercio: la riforma delle polemiche
Camere di commercio: la riforma delle polemiche. Il decreto attuativo approvato da parte del Consiglio dei ministri, ha messo fine alla lunga fase di incertezze per le Camere di commercio. Si tratta di uno dei provvedimenti più attesi della legge Madia più volte annunciato ed emanato ad un anno di distanza dal varo della legge di riforma della Pubblica amministrazione.
Sì di Lo Bello al decreto sulla riforma delle Camere di commercio
Per il presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello, esso costituisce un “passaggio determinante di un percorso dimodernizzazione che rafforzerà il sistema delle Camere di commercio italiane, percorso iniziato due anni fa con il taglio del diritto camerale”.
Sostanzialmente positivo, quindi, il giudizio di Lo Bello secondo il quale per il sistema camerale italiano si aprirà, dopo l’approvazione definitiva del decreto legislativo, una fase del tutto nuova. Il provvedimento, infatti, “oltre alle tradizionali funzioni delle Camere (dalla tenuta del Registro delle imprese al sostegno di imprese e territori, alla realizzazione su delega dei Comuni dello Sportello unico per le attività produttive, ecc.) affida loro dei compiti nuovi in particolare in materia di orientamento, di alternanza scuola-lavoro, di supporto all’incontro fra domanda e offerta di lavoro. Compiti questi di grande rilievo per l’Italia e che in importanti Paesi europei, come la Germania, le Camere di commercio svolgono con ottimi risultati”.
Le Camere, acquistano, fra l’altro, competenze in materia di supporto alla digitalizzazione, dove potranno sfruttare il know-how di avanguardia costituito nel tempo, sviluppo del turismo e valorizzazione del patrimonio culturale, sostegno alla competitività di imprese e territori, assistenza alle pmi per la partecipazione a gare pubbliche.
Si tratta di un percorso di rinnovamento che le Camere di commercio avevano già avviato autonomamente e che è stato assecondato dal Governo con il provvedimento varato.
Flessibilità organizzativa e principio di premialità
Parole di apprezzamento sono state espresse dal presidente di Unioncamere anche per la flessibilità lasciata nelle modalità organizzative. La razionalizzazione delle sedi camerali, che dovranno scendere da 105 a 60, e delle aziende speciali che svolgono compiti analoghi e delle partecipazioni societarie,“salvaguarda le sedi secondarie e le Unioni regionali consentendo quella presenza capillare sul territorio che rappresenta una caratteristica fondamentale per una istituzione dedicata al servizio delle imprese, soprattutto quelle medio-piccole”.
Bene anche il principio di premialità introdotto dal decreto legislativo come criterio fondamentale per procedere alla razionalizzazione e riduzione dei costi. Viene strutturato un meccanismo di “accountability” per valorizzare le Camere più efficienti con un Comitato indipendente di valutazione delle performance del sistema camerale istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico”.
Sul capitolo del personale che, con il suo elevato livello di professionalità rappresenta il patrimonio più importante del sistema camerale, nel decreto legislativo non sono state indicate percentuali di tagli lineari come si temeva. Questo, per Lo bello consentirà di gestire la riorganizzazione degli uffici derivante dagli accorpamenti, senza traumi.
Giudizio totalmente negativo dei sindacati
Totalmente diversa, invece, la posizione dei sindacati che parlano di scelte gravi e sbagliate del Governo che prevede solo tagli lineari a finanziamenti, a servizi, al personale ed alle sedi periferiche. Le tre principali sigle sindacali già stanno preparando per il mese di settembre una forte mobilitazione che culminerà in una grande manifestazione nazionale.
Assegnata ad Unioncamere la riorganizzazione
Il piano di riorganizzazione sarà gestito interamente da Unioncamere che dovrà provvedervi entro sei mesi dall’entrata in vigore del decreto attuativo. Gli esuberi previsti, secondo i sindacati, dovrebbero aggirarsi intorno ad un migliaio di dipendenti.
Il provvedimento, che sarà trasmesso al Parlamento in tempi brevi, dovrà poi ricevere il parere da parte delle competenti commissioni parlamentari prima di tornare in Consiglio dei ministri per il definitivo via libera. C’è grande attesa per capire quale sarà l’approccio da parte di deputati e senatori e cosa potrà, eventualmente, essere modificato.
Martina Battelli