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News

E’ inaccettabile che l’orientamento sessuale sia il pretesto per offese

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19 Maggio 2016

| by developer

La maturità della Costituzione italiana si misura sulla capacità di respingere ogni forma di intolleranza basata sul pregiudizio. Intolleranza che va contrastata con l’informazione, la conoscenza, il dialogo e il rispetto.

La nostra Carta richiede, all’articolo 2, di garantire il pieno rispetto dei diritti fondamentali di ognuno, non solo come singolo ma anche nelle formazioni sociali in cui si realizza la sua personalità. E la Corte costituzionale ci ha ricordato che la realizzazione di questi diritti, non può essere condizionata dall’orientamento sessuale, perché tra i compiti della Repubblica vi è quello di garantire il libero sviluppo della persona nella vita di relazione.

La Giornata mondiale contro l’omofobia e la transfobia offre l’occasione di riflettere sulla centralità della dignità umana e sul diritto di ogni persona di percorrere la vita senza subire discriminazioni. La piena realizzazione di questa libertà che deve appartenere a tutti, indipendentemente dall’orientamento sessuale delle persone, è essenziale per la costruzione di un ordinamento che garantisca il pieno rispetto dei diritti fondamentali e costituisca un pilastro della convivenza civile, in applicazione del principio di uguaglianza sancito dall’art. 3 della Costituzione.

È inaccettabile che l’orientamento sessuale delle persone costituisca il pretesto per offese e aggressioni e determini discriminazioni sul lavoro e nelle attività economiche e sociali. Dietro queste forme di degenerazione del vivere civile vi è il rifiuto di conoscere e accettare le peculiarità di ciascuno.

Sergo Mattarella, Presidente della Repubblica

PolitX

Occhio ai costi Inps, la legge sulle unioni civili non va promulgata

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19 Maggio 2016

| by developer

Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, riferendosi alle unioni civili, ha parlato di alcune centina di milioni di euro l’anno per l’impatto che avranno le pensioni di reversibilità sulle casse previdenziali. Ma la copertura economica inserita nel testo del provvedimento è di appena 130 milioni per i prossimi dieci anni. E’ evidente che c’è qualcosa che non torna, per cui il presidente Mattarella dovrebbe convocare al Colle lo stesso Boeri e la Ragioneria dello Stato, per chiarire la situazione. Al momento, infatti, le coperture previste per la pensioni di reversibilità per i matrimoni omosessuali non coincidono con quelle previste dalla Ragioneria dello Stato per la copertura della suddetta legge. Se e cose stanno veramente così, si tratterebbe di una legge non firmabile ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione per cui dovrebbe essere rimandata alla Camere.

Quanto invece al discorso sul referendum abrogativo sulle unioni civili, pur non essendo un civilista o un esperto del diritto di famiglia, sono fermamente convinto che quelle che vengono chiamate unioni civili sono a tutti gli effetti matrimoni tra omosessuali: si contraggono con le stesse modalità dei matrimoni civili, si interrompono con le medesime modalità, diritti e doveri sono i medesimi del marito e della moglie, corna a parte, così come i diritti successori e le pensioni di reversibilità. Per cui sono esattamente dei matrimoni. E tra l’altro è falso dire che non c’è la stepchild adoption, ovvero l’adozione del figlio naturale del partner, perché questo avviene comunque attraverso le sentenze dei giudici, come già accaduto nelle ultime settimane.

Roberto Calderoli, Lega

PolitX

Senato, cosa cambia realmente con la Riforma

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19 Maggio 2016

| by developer

Nuova composizione e limitazione delle funzioni del Senato. Queste le modifiche al Titolo I della Costituzione previste dalla Riforma del governo Renzi. Una riforma che di fatto ridurrà il numero dei senatori, non permetterà la loro elezione diretta e limiterà le loro competenze.

Cento (sei) senatori

Il nuovo Senato rappresenterà le istituzioni territoriali. Sarà infatti composto, in maggior parte, da consiglieri regionali e sindaci. I senatori saranno cento: 95 (74 consiglieri regionali e 21 sindaci scelti tra i sindaci dei comuni di ogni regione) saranno eletti con metodo proporzionale dai Consigli regionali e dai Consigli delle province autonome. I seggi verranno ripartiti in proporzione alla popolazione di ogni regione, partendo da un minimo di 2 senatori. La durata del loro mandato e l’indennità coincideranno con quelle delle istituzioni territoriali di elezione.

Cinque senatori saranno nominati direttamente dal Presidente della Repubblica per “altissimi meriti – recita l’art.3- nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario”. Questi invece rimarranno in carica per 7 anni e non potranno essere nuovamente nominati. Infine, ai cento si aggiungeranno i sei senatori a vita già in carica, tra cui i due ex Presidenti della Repubblica Ciampi e Napolitano. In tutto, perciò, il Senato sarà composto da 106 senatori. Tutti, ovviamente, coperti da immunità parlamentare.

Le nuove funzioni

La Riforma costituzionale darà al Senato una competenza legislativa limitata. Questo, insieme alla Camera, potrà lavorare sulle leggi costituzionali, le minoranze linguistiche, il referendum popolare, sugli enti locali e sui rapporti con l’ Ue. Tutte le altre leggi verranno approvate dalla Camera. Ogni disegno di legge approvato sarà trasmesso al Senato che, su richiesta di un terzo dei suoi componenti, potrà esaminarlo e, entro 30 giorni, apportare delle modifiche al testo. Queste saranno approvate definitivamente dalla Camera oppure, in caso di voto di maggioranza assoluta, bocciate.

Il Senato potrà ancora nominare, congiuntamente alla Camera, il Presidente della Repubblica. Nelle prime tre elezioni il quorum rimarrà due terzi dei componenti dell’assemblea. Dalla quarta elezione si abbasserà ai tre quinti dei componenti e dalla settima ai tre quinti dei votanti. Nel caso in cui si superasse la settima elezione, perciò, potrebbe accadere che il Presidente della Repubblica venga eletto con il voto (poco rappresentativo) di pochi parlamentari.

Cosa cambia realmente

Con tali cambiamenti, la Riforma sembra mostrare un obiettivo preciso: dare più potere alla Camera e, perciò, al governo. Il rimbalzo delle leggi tra Camera e Senato sarà più o meno lo stesso, i tempi saranno più brevi, ma ciò che cambia è l’approvazione definitiva. Questa spetterà esclusivamente all’Aula di Montecitorio.

Altro punto di forza della riforma del Senato, secondo il governo Renzi, è il risparmio che si potrebbe ricavare dalla diminuzione del numero dei senatori. In realtà non sarebbe così sostanziale. Lo ha affermato il senatore Lucio Malan (Fi), uno dei tre gestori dei conti e del bilancio del Senato, secondo il quale il risparmio effettivo sarà di 48 mln di euro (28 mln di euro di risparmio netto sulle indennità e circa 20 mln sulle spese per lo svolgimento del mandato).

In un’intervista al Fatto quotidiano, il senatore ha perciò accusato: “Sono risparmi risibili frutto di una riforma fantozziana. Specie se raffrontati ai tanti regali distribuiti dal Governo, a cominciare da quello fatto per esempio ai concessionari autostradali della Venezia-Trieste e dell’autostrada del Brennero che costeranno allo Stato 6 miliardi per i prossimi 30 anni, l’equivalente di 200 anni di risparmi che si totalizzeranno con la riforma Renzi-Boschi, per effetto della quale Palazzo Madama non pagherà più l’indennità ai senatori”.

PolitX

Finanziamenti ai partiti: la nuova legge in aula

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19 Maggio 2016

| by developer

Entra nel vivo la discussione del testo unificato sui partiti politici. In commissione Affari costituzionali della Camera è infatti iniziata la votazione degli emendamenti presentati ai 9 articoli predisposti dal relatore Richetti, dopo un importante lavoro di sintesi tra le diverse proposte presentate da tutte le forze politiche presenti in Parlamento.

Non sono state moltissime le proposte di modifica depositate, a conferma  del fatto che il testo unificato è stato fondamentalmente condiviso. E’ possibile che già entro la settimana si possa arrivare alla conclusione dei lavori, dando mandato al relatore per la trasmissione del provvedimento all’aula di Montecitorio.

L’aspetto più spinoso emerso nel corso della discussione, quello relativo all’obbligo di statuto per poter partecipare alle elezioni politiche, è stato bypassato grazie a quanto disposto nel testo base dove è stabilito che dovranno depositare lo statuto al ministero dell’Interno solo quei partiti e movimenti già inseriti nel registro previsto dalla normativa attualmente in vigore (decreto Letta). In alternativa sarà sufficiente una dichiarazione di trasparenza nella quale dovrà essere indicato ”il legale rappresentante del partito o del gruppo politico organizzato, la sede legale nel territorio dello Stato, nonché gli organi, la loro composizione ed attribuzioni e le modalità di selezione dei candidati”.

La mancanza dell’obbligo di statuto è stata implicitamente ribadita e rafforzata dall’approvazione di un emendamento di Mazziotti Di Celso (Scelta civica) che rimanda, per la disciplina dei partito politici, alle norme sulle associazioni non riconosciute.

Tra gli altri aspetti su cui si è concentrata la maggior parte degli emendamenti presentati c’è quello dei finanziamenti privati a partiti e movimenti: nel testo unificato è prevista la necessità di tracciare le donazioni tra i 5mila ed il 15mila euro per mezzo di una dichiarazione congiunta del donatore e del tesoriere della forza politica beneficiaria. Oltre i 15mila euro diventa obbligatorio rendere pubblico il nome del donatore pena una sanzione di 30mila euro per i partiti inadempienti. In base alla disciplina vigente, invece, occorreva il consenso espresso del donatore per rendere pubblico il suo nominativo.

PolitX

Digitalizzazione della Pa, ecco la commissione d’inchiesta

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19 Maggio 2016

| by developer

Digitalizzazione Pubblica amministrazione. La Commissione Trasporti, poste e telecomunicazioni ha espresso parere favorevole circa la creazione di una Commissione d’inchiesta sul livello di digitalizzazione delle Pubbliche amministrazioni. Su proposta del deputato Paolo Coppola (Coppola – DOC. XXII, n.42) e di altri deputati, è stata chiesta l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni statali e locali e sugli investimenti complessivi riguardanti il settore delle Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict).

La proposta si compone di 5 articoli che disciplinano l’istituzione, la composizione e la durata, i poteri, i limiti e l’organizzazione della Commissione d’inchiesta.

Secondo i dati dell’osservatorio Assinform sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nella Pa, nell’anno 2012 la spesa complessiva si è attestata attorno a 5 milioni e mezzo di euro. La spesa degli enti locali, invece, nel 2011 è stata di 1.726.109.679 euro, circa lo 0,69 percento delle spese totali delle amministrazioni prese in considerazione per il report dell’Istituto nazionale di statistica (Istat). Nonostante gli oltre 5 miliardi di euro di spesa complessiva annua, tra pubblica amministrazione centrale e locale, lo stato del digitale in Italia è molto arretrato rispetto ai livelli di altri Paesi europei.

Gli obiettivi della Commissione d’inchiesta sono: verificare il livello di digitalizzazione nelle pubbliche amministrazioni sia statali che locali, monitorare la qualità e l’efficacia degli investimenti effettuati nel settore delle Ict anche per individuare possibili sprechi, effettuare comparazioni tra i maggiori Paesi europei e l’Italia, esaminare il livello di dotazione tecnologica raggiunto dalle Pa e il livello di digitalizzazione delle singole realtà regionali.

La Commissione ha durata di un anno, non prorogabile, ed composta da venti deputati, almeno un rappresentante per ciascun gruppo parlamentare, scelti dal presidente della Camera dei deputati. L’ufficio di presidenza è composto dal presidente, da due vicepresidenti e da due segretari, ed è eletto a scrutinio segreto dalla Commissione tra i suoi componenti. La Commissione può richiedere agli organi e agli uffici della pubblica amministrazione copie di atti e documenti per effettuare i propri controlli. Inoltre, la Commissione d’inchiesta può richiedere l’operato di agenti e ufficiali di polizia giudiziaria.

La proposta prevede che la Commissione adotti un proprio regolamento interno per disciplinare i lavori, e predispone un budget complessivo di 50mila euro, dei quali 25mila per il 2016 e 25mila per il 2017, spese a carico del bilancio interno della Camera dei deputati.

PolitX

Palazzo Chigi di vetro, contro la corruzione

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19 Maggio 2016

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Più misure contro la corruzione e maggior trasparenza dei dati.  Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legislativo recante la revisione e la semplificazione delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza, correttivo della legge 6 novembre 2012, n. 190 e del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, ai sensi dell’articolo 7 della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche.

Anche in Italia via libera al Foia (Freedom of information act)

Via libera al nuovo modello di banche dati da parte delle amministrazioni che le gestiscono. Grazie anche al sito “Soldi pubblici” (http://soldipubblici.gov.it), viene introdotto un nuovo sistema di accesso ai dati e documenti pubblici che nel sistema anglosassone si definisce Freedom of information act (Foia). Adesso, il Foia permetterà ai cittadini di richiedere anche dati e documenti che le pubbliche amministrazioni non hanno l’obbligo di pubblicare.

Accolte alcune delle richieste poste dalle Commissioni nei loro pareri e anche gran parte delle osservazioni avanzate dalla Conferenza Unificata, dal Consiglio di Stato e dal Garante per la protezione dei dati personali. Sul fronte Anac e corruzione, il nuovo piano nazionale anticorruzione dell’Authority di Cantone avrà un’attuazione più facile e veloce per le pubbliche amministrazioni che dovranno recepirlo nei propri piani triennali di prevenzione della corruzione.

In sintesi, come si legge dalla relazione illustrativa del testo di legge, “nel suo complesso, il decreto-legislativo è finalizzato a rafforzare la trasparenza amministrativa. A questo fine, da un lato, il provvedimento normativo si propone di favorire forme diffuse di controllo da parte dei cittadini, anche adeguandosi a standards internazionali, dall’altro, introduce misure che consentono una più efficace azione di contrasto alle condotte illecite nelle pubbliche”.

PolitX

Nuovi criteri per contributi a radio-tv locali

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19 Maggio 2016

| by developer

Pluralismo dell’informazione. Sul sito del ministero dello Sviluppo economico sono state pubblicate le linee guida del nuovo regolamento per l’erogazione dei contribuiti alle tv e alle radio locali. Qualche settimana fa, durante l’audizione di Confindustria RadioTv, erano stati proposti, dal presidente Franco Siddi, alcuni criteri per poter usufruire dell’incentivazione.

La legge di stabilità 2016 evidenzia quattro punti principali in base ai quali sono stati decisi i nuovi criteri. Gli obiettivi da perseguire sono di pubblico interesse e riguardano la promozione del pluralismo dell’informazione, il sostegno dell’occupazione nel settore, il miglioramento dei livelli qualitativi dei contenuti forniti e l’incentivazione dell’uso di tecnologie innovative. Dunque, il nuovo regolamento tenderà a premiare i soggetti che investono in attività di maggiore qualità, che forniscono un adeguato servizio di diffusione dell’informazione a livello locale, anche grazie a dipendenti e giornalisti qualificati e a tecnologie avanzate.

Con le nuove disposizioni è prevista la costituzione di una graduatoria unica a livello nazionale sia per le radio che per le televisioni e la scelta di un unico soggetto decisore responsabile della graduatoria finale, e cioè il Mise. I finanziamenti saranno ripartiti per l’85 percento tra i fornitori locali di contenuti televisivi e per il 15 percento tra i fornitori radiofonici.

I requisiti per accedere ai finanziamenti sono gli stessi sia per le emittenti televisive che per quelle radiofoniche, e sono: un numero minimo di dipendenti (compresi i giornalisti) a tempo indeterminato e determinato, definito annualmente dal bando, per ogni regione e in base al numero della popolazione (territorio con più di 5 milioni di abitanti, territorio con più di 1 e fino a 5 milioni di abitanti, territorio con più di 500mila e fino ad 1 milione di abitanti, territorio fino a 500mila abitanti). Inoltre, le emittenti tv non devono trasmettere, nei propri palinsesti, più del 10 percento di programmi di televendite, di giochi e di cartomanzia durante la fascia oraria che va dalle 7 alle 23.

Entro sessanta giorni dalla scadenza della presentazione delle domande, il Mise pubblica sul proprio sito web l’elenco nazionale provvisorio dei soggetti ammessi al contributo. Nei successivi trenta giorni i richiedenti possono inviare al ministero dello Sviluppo economico una richiesta di rettifica del contributo o un’istanza di riammissione. Concluso l’esame delle richieste e delle istanze, entro i successivi trenta giorni il Mise approva l’elenco nazionale definitivo.

Fino al 3 giugno 2016 operatori e cittadini potranno lasciare osservazioni e commenti sul sito del Mise, riguardo le linee guida del nuovo regolamento.

PolitX

Addio Stabilità, nasce la legge di bilancio

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19 Maggio 2016

| by developer

La legge di stabilità, così come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi, potrebbe tramontare presto. E’ stato depositato alla Camera un disegno di legge che sostituirà la vecchia legge con l’inedita legge di Bilancio. Il primo firmatario del ddl è Francesco Boccia (Pd), presidente della Commissione Bilancio della Camera.

Finanziaria, Stabilità, Bilancio, nella riforma non cambia solo il nome

Tra le novità principali, secondo le prime indiscrezioni, non ci sarebbe solo il cambio di “etichetta”. Il Parlamento mira, con questa riforma, a riprendere un maggiore controllo dei conti pubblici. Ecco perché, tra le misure contenute nella nuova legge di Bilancio, ce n’è una che prevede il superamento e quindi lo stop delle clausole di salvaguardia, spesso abusate. Nel caso in cui il governo non riuscisse a mantenere le previsioni contenute nella legge di Bilancio, tutte le misure correttive saranno adottate da una successiva legge, senza l’intervento automatico delle clausole di salvaguardia. Inoltre, si attribuisce più controllo al Ministero delle Finanze: dopo un attento monitoraggio, il dipartimento del Tesoro può, in caso di sforamento di bilancio, sospendere le norme del ministero coinvolto o tagliarne il budget.

Stop all’uso improprio dell’8xmille e 5xmille. Nella nuova legge viene introdotto anche il divieto di disporre delle risorse che arrivano dall’8xmille o dal 5xmille come fonte di copertura.

Invece della solita data del 15 ottobre, in cui è prevista la consegna della legge di Stabilità alle Camere, con la nuova legge di Bilancio si prevede una nuova data, dal 12 ottobre prorogabile fino al 24.

Accesso diretto delle banche dati ai parlamentari. Se necessario deputati e senatori potranno accedere alle banche dati della pubblica amministrazione e ad ogni altra fonte informativa pubblica.

Insieme al Def, è prevista anche una relazione denominata “indice di benessere”. Nel testo allegato ci sarà l’andamento, nell’ultimo triennio, degli indicatori di benessere adottati a livello internazionale.

Ad eccezione di Lega e Movimento Cinque Stelle, tutti i partiti hanno sottoscritto il nuovo testo presentato da Boccia.

Gaia Catalani

PolitX

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