Concessioni balneari, doccia fredda dall’Europa
La Corte di giustizia dell’Unione europea si è pronunciata oggi sull’attesa questione del possibile rinnovo delle concessioni balneari e quello che ha stabilito va contro alle aspettative dell’Italia e delle tante realtà che portano avanti l’attività turistico-ricreativa nelle aree demaniali marittime e lacustri.
La direttiva Bolkestein e le concessioni balneari
I paletti normativi entro i quali i singoli stati membri devono muoversi sono quelli fissati nella ”direttiva servizi” nota anche come ”direttiva Bolkestein” (2006/123/CE). In essa viene fissato il principio della libertà di stabilimento e quelli di non discriminazione e di tutela della concorrenza, principi dai quali discende la necessità di limitare il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività e, conseguentemente, di subordinare un’attività di sfruttamento economico ad un regime di autorizzazione.
Tutto ciò risulta in contrasto con quanto fatto fino ad oggi nel nostro Paese per le concessioni sulle aree demaniali. La normativa nazionale infatti è andata avanti, di anno in anno, attraverso il sistema della proroga automatica e generalizzata della data di scadenza delle concessioni rilasciate. Nessuna procedura di selezione è stata attivata per lo sfruttamento turistico dei beni demaniali marittimi e lacustri. L’ultimo rinvio ha spostato la scadenza delle concessioni al 31 dicembre 2020.
No al rinnovo automatico delle concessioni
La Corte di giustizia europea, investita della questione, si è pronunciata oggi e ciò che ha stabilito potrebbe avere serie ripercussioni sulle spiagge di mari e laghi italiani. Riprendendo quanto previsto nell’articolo 12 della direttiva servizi, ha chiarito che le concessioni per gli stabilimenti balneari non possono essere rinnovate automaticamente, ma devono essere sottoposte ad una procedura di selezione imparziale e trasparente tra i potenziali candidati, attraverso delle gare d’appalto.
La decisione arriva proprio nel momento in cui il Governo stava pensando ad un riordino complessivo della materia e, per gestire le criticità emerse nell’immediato, erano in avanzato stato di preparazione alcuni emendamenti da inserire nel decreto legge sugli enti territoriali (DL 113/2016) con l’intento di sanare le irregolarità esistenti evitando le sanzioni di Bruxelles.
La Corte ha anche stabilito che spetterà ai giudici nazionali verificare, se le concessioni italiane debbano essere oggetto di un numero limitato di autorizzazioni a causa della ”scarsità di risorse naturali”.