Diritti aeroportuali, al lavoro per un restyling
C’è tempo fino al prossimo 14 ottobre per partecipare alla pubblica consultazione avviata dall’Autorità di regolazione dei trasporti sulla revisione dei modelli di regolazione dei diritti aeroportuali. I soggetti interessati, potranno, dunque, inviare le proprie considerazioni e osservazioni sulla revisione dei modelli aeroportuali approvati con la delibera n. 64 del 17 settembre 2014. I contributi serviranno all’Autorità per redigere lo schema di documento regolatorio. Per la complessità dei quesiti posti in consultazione pubblica, l’Autorità ha provveduto anche a pubblicare, in allegato alla delibera 106 del 2016, una ”Call for Input”, allo scopo di acquisire elementi utili per la revisione dei modelli.
Le ragioni della revisione dei diritti aeroportuali
Il meccanismo di revisione nasce dalla necessità da parte dell’Authority di acquisire informazioni, considerazioni e osservazioni su un tema complesso come quello dei diritti aeroportuali. Del resto, l’Autorità, con sede a Torino, è competente a garantire ”le imprese e i consumatori, condizioni di accesso eque e non discriminatorie alle infrastrutture ferroviarie, portuali, aeroportuali”.
I riferimenti normativi esistenti
Dal punto di vista del contesto normativo, il tutto prende spunto dalla direttiva europea 2009/12/CE sui diritti aeroportuali, recepita in Italia con gli articoli da 71 a 82 del decreto legge del 24 gennaio 2012 che ha introdotto un sistema di diritti aeroportuali armonizzato basato, in un regime di libera concorrenza, sul confronto fra gestori e utenti aeroportuali. Ed è attraverso la stessa direttiva che il legislatore italiano ha provveduto alla istituzione dell’Autorità di regolazione dei trasporti, che ha, nel 2014, adottato i ”modelli regolazione dei diritti aeroportuali”.
Nella recente delibera dell’Autorità, la 106 del 2016, si legge che è ‘‘opportuno apportare alcune modifiche” dopo due anni di applicazione della prima formulazione dei modelli ”al fine di migliorarne l’efficacia operativa”. La revisione dei modelli, per la quale sono stati invitati i soggetti esperti a presentare osservazioni e considerazioni, ”dovrà basarsi su approfondimenti riguardanti numerosi ed interrelati aspetti, sia relativamente alle procedure amministrative, sia con riferimento ai criteri di costruzione tariffaria”. Quest’ultimo è un punto che nella call for input, viene evidenziato come tra le principali criticità applicative. Infatti, sono diversi gli aeroporti italiani che ”presentano risultati economici di bilancio negativi, sintomatici di regimi tariffari non orientatati alla copertura dei costi e/o di costi inefficienti”. Questo significa che gli stessi aeroporti non sono in grado di generare nuove risorse finanziarie da ”destinare ad investimenti per lo sviluppo delle infrastrutture aeroportuali”.
La consultazione verterà su tre distinti modelli
Più in particolare, si chiede ai soggetti interessati di pronunciarsi sui tre modelli approvati nel 2014:
- modello 1: aeroporti con traffico maggiore di cinque milioni di passeggeri annui
- modello 2: aeroporti con traffico fra i tre e i cinque milioni di passeggeri annui
- modello 3: aeroporti con traffico inferiore a tre milioni di passeggeri annui
In Italia, secondo i dati 2015 dell’Enac, l’ente nazionale per l’aviazione civile, in Italia 9 aeroporti superano i cinque milioni di passeggeri annui, cinque sono fra i tre e i cinque milioni di passeggeri annui; e trentadue sono al di sotto dei tre milioni di passeggeri annui.
Luigi Della Luna Maggio