Il controllo del cinema? A noi! Gongola Franceschini
Con 145 voti favorevoli, 6 contrari e 30 astenuti, l’aula di palazzo Madama ha approvato in prima lettura il disegno di legge che riforma il settore cinematografico nel suo complesso. Il provvedimento passa ora all’esame dell’altro ramo del Parlamento.
Riforma del cinema, soddisfatti Governo e maggioranza
Il sì alla riforma è stato salutato dal ministro Franceschini, uno dei suoi principali sostenitori, con grande soddisfazione. In un twitter lanciato sul web subito dopo il voto finale il ministro dei beni culturali ha scritto: ”Questa è una legge attesa da molti anni da tutto il mondo del cinema. Più risorse, meno discrezionalità, aiuti alle sale, fine della censura”.
Il provvedimento varato dal Senato dopo un lungo e travagliato iter, arriva a distanza di 51 anni dalla riforma del 1965. In tutto questo tempo si sono susseguite modifiche settoriali e spesso disomogenee. L’ambizione del progetto sul quale adesso dovrà pronunciarsi la Camera dei deputati è stato proprio l’esigenza di riorganizzare tutto il comparto, ispirandosi ai criteri di innovazione, efficienza e merito. Obiettivi che, a parere della senatrice Rosa Maria De Giorgi, prima firmataria di uno dei disegni di legge accorpati con quello presentato dal Governo, sono stati pienamente centrati. ”Con questo provvedimento si è voluto restituire agli investimenti pubblici una valenza culturale e sociale, per valorizzare il cinema di qualità” ha dichiarato l’esponente del Partito democratico.
Il contenuto in pillole del ddl cinema
Tra i punti più rappresentativi del provvedimento c’è l’istituzione del Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo con una dotazione di almeno 400 milioni di euro e per il quale è stato previsto un meccanismo di finanziamento agganciato alle entrate Ires ed Iva del settore.
Il ddl inoltre introduce il tax credit per le imprese di produzione, di distribuzione per quelle dell’esercizio cinematografico, per le industrie tecniche, per la promozione delle opere nelle sale e per l’attrazione in Italia degli investimenti. La percentuale varia dal 15 al 40 percento.
All’interno del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, è istituita una sezione speciale finalizzata a garantire operazioni di finanziamento per la realizzazione di prodotti audiovisivi e cinematografici, la cui dotazione sarà di 5 milioni di euro ogni anno.
Dieci milioni di euro, spalmati su tre anni, saranno destinati alle imprese italiane per progetti di digitalizzazione delle opere audiovisive e cinematografiche, mentre 120 milioni di euro di contributi a fondo perduto per cinque anni vanno al piano straordinario per le sale cinematografiche: l’obiettivo è quello di incentivare una omogenea diffusione delle sale sul territorio nazionale, con una particolare attenzione ai centri con meno di 15 mila abitanti.
Infine viene istituito il registro cinematografico dove confluiranno tutte le informazioni relative all’assegnazione di contributi pubblici statali, regionali e dell’Unione europea delle quali verrà data visibilità anche su internet.
Le ragione del no al ddl cinema
Le critiche avanzate dalle opposizioni sul disegno di legge di riforma del cinema si sono concentrate soprattutto sulle troppe deleghe che esso contiene e sulla mancata istituzione di un centro nazionale del cinema per la gestione autonoma dei fondi. Un altro aspetto molto contestato è quello della discrezionalità eccessiva del Governo sui requisiti di ammissione a tax credit e finanziamenti, cosa che rischia di favorire gli attori forti della produzione e della distribuzione audiovisiva.