Il governo dica quando si vota per il referendum
E’ sgradevole che il governo non definisca la data del referendum e dia una sensazione di furbizia. Si è cercato di spaventare i cittadini con scenari apocalittici, poi si è capito che non funzionava e si è detto che non cambia niente. Si sono anticipate dimissioni e parlato di elezioni anticipate, poi visti i sondaggi si è detto: no, resto. Sono disinteressato su questo, vorrei che si definisse la data.
E’ evidente che se vince il no dovrà esserci una radicale revisione della legge elettorale e non ci saranno elezioni anticipate. Il governo andrà avanti o ce ne sarà un altro, non dipende da noi e non è il nostro obiettivo. Tutto era stato pensato per un plebiscito personale: prima il referendum poi le elezioni anticipate. Adesso non si sa più che fare e per questo non si dice la data.
La vittoria del no segnerà la fine dell’idea del partito di Renzi e del Partito della Nazione, un’idea dannosa. Noi non abbiamo l’appoggio di Confindustria, non abbiamo il sostegno di Marchionne, ed è curioso che un cittadino del Lussemburgo sia così appassionato del referendum, ma, come si dice, non perdiamoci di vista, non solo di qui al referendum ma anche dopo.
Serve uno spazio di partecipazione e militanza del quale tornare a essere orgogliosi, uno spazio per i militanti di sinistra, di centrosinistra, cattolici e democratici. Noi vorremmo offrire un’occasione per ritrovarlo tutti insieme.
Parte della campagna sarà volta a demistificare la paccottiglia ideologica che c’è attorno alle Riforme costituzionali e l’Italicum. Come la teoria che la sera stessa delle elezioni si sa chi ha vinto e governerà per 5 anni. Si tratta di teorie prive di fondamento che hanno dato origine a un dibattito fasullo e non fondato su dati di fatto.
La riforma della Costituzione che fece Berlusconi non è molto diversa dalla riforma Renzi. Risulta quindi difficile per chi si è opposto con tutte le sue forze alla riforma Berlusconi votare questa riforma. Questa riforma riprende alcuni aspetti di quella di Berlusconi, peggiorandoli.
Di più: la riforma costituzionale e la nuova legge elettorale “si tengono insieme”, con un risultato preciso: la riduzione della questione democratica a favore della governabilità, ma il tema della democrazia non può’ essere ridotto alla governabilità.
Non siamo qui per un’iniziativa che vuole dividere il Pd, anche perché tante persone che sono qui non sono iscritte al Pd: centinaia di migliaia persone che non hanno rinnovato la tessera e milioni che non hanno più votato Pd. Il partito ha perso più di un milione di voti alle ultime elezioni. C’è un partito senza popolo e un popolo senza partito. Non vogliamo fare un partito ma offrire un’occasione di impegno civile, di partecipazione.
Massimo D’Alema, ex Presidente del Consiglio