Italicum, ecco come vorrebbero modificarlo i partiti
In vista del referendum costituzionale, l’Italicum continua a far discutere. Dopo le dichiarazioni di Renzi a Varsavia, il Corriere della Sera ha chiesto ai capigruppo di vari partiti quali fossero le modifiche necessarie da apportare a questa legge elettorale.
In cosa consiste l’Italicum
La nuova legge elettorale proposta dal governo Renzi, insieme alla riforma costituzionale, tende obiettivamente a rafforzare i poteri del governo in carica. Per vincere le elezioni, basterà superare la soglia del 40 percento e ottenere il premio di maggioranza. Quest’ultimo permetterà al partito vincitore di raggiungere automaticamente il 54 percento e ottenere 340 seggi su 630. Se nessun partito dovesse raggiungere il 40 percento, per l’assegnazione del premio di maggioranza si svolgerà un secondo turno tra i due partiti più votati.
Con la netta maggioranza in Parlamento, il governo avrà piena libertà di legiferare. A maggior ragione se, approvata la riforma costituzionale, il Senato perdesse buona parte delle sue funzioni. In questo contesto, le opposizioni (con meno della metà dei seggi) potranno fare ben poco.
Le modifiche proposte dai partiti
L’unico partito che vorrebbe completamente abolire l’Italicum è il M5S. Il capogruppo alla Camera, Laura Castelli, ha parlato di una “loro” proposta elettorale: “Il Democratellum. Una legge elettorale che permette rappresentatività e governabilità senza le distorsioni dell’Italicum”.
Tutti gli altri partiti sono disposti a “riaprire la partita” e a modificare la legge elettorale. Forza italia, Gruppo misto e Centro democratico puntano all’introduzione del premio alla coalizione, invece che alla lista. La Lega e Scelta civica propongono il “Provincellum”, “ovvero l’introduzione di collegi piccoli, cui è collegato il nome del candidato premier, che poi verranno distribuiti all’interno di ogni regione su base proporzionale” ha spiegato Giovanni Monchiero, capogruppo di Scelta civica. Arturo Scotto, capogruppo di Sinistra italiana, ha annunciato la presentazione a settembre di una mozione da parte del suo partito: “ad ogni modo bisgonerà ridurre l’impatto ipermaggioritario di questa legge e soprattutto chiudere per sempre la stagione dei nominati”.
Dal canto suo, il Partito democratico riaprirà la “questione Italicum” soltanto dopo il referendum, a una condizione: “che ci sia un vero consenso verso modifiche puntuali” ha affermato Ettore Rosato, capogruppo alla Camera.