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Lavoro: aumentano i disoccupati fra i più giovani

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5 Settembre 2016

| by developer

I dati sull’occupazione mostrano una battuta d’arresto nel mese di luglio. Lo annuncia l’Istat e i numeri lo confermano: a luglio la stima degli occupati cala dello 0,3 percento rispetto al mese di giugno (-63 mila), interrompendo la tendenza positiva registrata nei quattro mesi precedenti (+0,4 percento a marzo, +0,5 percento ad aprile, +0,2 percento a maggio e giugno).

In calo sia uomini che donne

Infatti, il calo è attribuibile sia agli uomini sia in misura maggiore alle donne e riguarda gli indipendenti (-68 mila), mentre restano sostanzialmente invariati i dipendenti. Gli occupati calano nella fascia di età fino a 49 anni e aumentano tra gli over 50. Il tasso di occupazione, pari al 57,3 percento, diminuisce di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente.

Niente di nuovo neanche dal dato giovanile: se è vero, dai dati Istat, che il tasso di disoccupazione, (le persone che cercano lavoro senza trovarlo), scende all’11,4 percento, in calo di 0, 1 punti percentuali rispetto a giugno, lo stesso non si può dire per il giovani. Nella fascia d’età fra i 15 e i 24 anni il tasso di disoccupazione sale di due punti rispetto al mese precedente, arrivando al 39,2 percento.

Aumentano gli inattivi, sono sopratutto donne

Il numero degli inattivi tra i 15 e i 64 anni a luglio aumenta dello 0,4 percento (+53 mila), dopo il calo registrato nei quattro mesi precedenti. L’aumento riguarda le donne a fronte di una sostanziale stabilità degli uomini. Il tasso di inattività risulta pari al 35,2 percento. In aumento di 0,2 punti percentuali.

Sacconi: i dati sul lavoro come un ottovolante, ora su poi giù

“La rilevazione Istat sulla forza lavoro conferma l’otto volante del mercato del lavoro italiano. Ora su, con l’aiuto del metadone, ora giu’”. Le parole sono di Maurizio Sacconi (Ap), presidente della commissione Lavoro del Senato.

“A luglio scendono occupati e attivi che rappresentano il vero indicatore di vitalità.” osserva Sacconi. “E questo andamento altalenante si produce in un mercato rattrappito, lontanissimo dai livelli pre-crisi e dagli indicatori dei principali Paesi dell’Unione. Si tratta dello specchio di una economia stagnante e della persistente paura di assumere. Solo una forte terapia liberale sulle regole, sulla produttività, sui salari a questa collegati, sulla formazione sostanziale, può ragionevolmente liberare le energie dell’impresa e del lavoro. Si e’ consumato il tempo degli interventi al margine per cui ora servono terapie più radicali. La stessa spesa pubblica si deve concentrare sul l’apprendimento e sulla detassazione dei salari aziendali senza insistere sugli incentivi che funzionano, e poco, finché ci sono”.

PolitX

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