Ispro Istituzioni e Progetti
  • Home
  • Chi siamo
  • Servizi
  • Il nostro team
  • News
  • Contatti
Menu
  • Home
  • Chi siamo
  • Servizi
  • Il nostro team
  • News
  • Contatti

Meno crescita, più deficit: ma che Def stai addì?

|

4 Ottobre 2016

| by

Meno crescita, più deficit, meno occupazione più debito. Il documento di programmazione economico-finanziaria (DEF) 2016 – ovvero l’analisi del governo sulla situazione economica presente e futura – non lascia molto spazio all’ottimismo. I conti non tronano e tutte le stime (ma solo quelle che dovrebbero essere positive come il Pil, il lavoro e la crescita) vengono riviste al ribasso rispetto alle previsioni di aprile, mentre quelle peggiori (debito e deficit) aumentano. Il premier Matteo Renzi la chiama “prudenza” – come a dire, se in futuro andrà meglio di quanto preventivato siamo stati più bravi – ma la matematica non è mai un’opinione, nemmeno quando si gioca una partita politicamente importante come quella del referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre, figuriamoci quando si tratta di indicatori economici. Paradossalmente più che “prudenti”, quelli presentati nel documento sembrano essere i numeri che portano a un lento e doloroso (per i meno abbienti) “DEF-ault”.

Def: diamo i numeri

In base alla nota di aggiornamento del DEF 2016, la crescita si fermerà allo 0,8% contro l’1,2% previsto di aprile, il PIL arriverà all’1% solo l’anno prossimo, sempre con qualche decimale in meno rispetto alle stime precedenti (1,4%). Nel documento di economia e finanza, l‘indebitamento netto 2016 è visto al 2,4% (era al 2,3 in aprile), mentre l’obiettivo 2017 è al 2%. Infine il debito sale: il 2016 si chiuderà al 132,8% (contro il precedente 132,4%), l’anno prossimo scenderà al 132,2%, ma anche qui la stima precedente era più ottimista (130,9%). E l’occupazione? Non cresce, mentre la disoccupazione si attesta sempre sopra il 10% fino al 2019. Poi, se le stime non saranno nuovamente riviste al ribasso (o al rialzo, a seconda di come si guarda), dovrebbe scendere verso il 9,9%.

Meno Pil, colpa dei migranti

Il rapporto deficit-Pil, nel 2017, si attesterà sul 2%, (rispetto ad una previsione dell’1,8%). Con la possibilità di lievitare fino al 2,4% (lo stesso livello di quest’anno) utilizzando i margini di flessibilità previsti dall’Ue per fare fronte alle calamità naturali e all’emergenza migranti. Brexit e tensioni internazionali ridimensioneranno la crescita del 2016 allo 0,8%. Nel 2017 dovrebbe essere un aumento dell’1% del Pil nel 2017, lo 0,4% in più rispetto allo scenario tendenziale. “La Commissione Europea – si legge nel testo del governo – ha riconosciuto eleggibile ai fini della valutazione delle regole del PSC (Piano di sicurezza e coordinamento) anche la maggiore spesa connessa alla gestione dei crescenti flussi migratori e all’intensificarsi dei fenomeni di terrorismo di matrice internazionale del 2016. L’impatto sul saldo strutturale dell’Italia di tali maggiori oneri – precisa il governo – è stimato pari a complessivi 0,1 punti percentuali di PIL per l’anno in corso”

Più debito pubblico

Brutte notizie, invece, sul fronte debito pubblico che, «a causa della minore intensità della ripresa e della debole dinamica dei prezzi raggiungerà il 132,8% nel 2016 e comincerà a ridursi solo a partire dal 2017, per raggiungere il 126,6% nel 2019. L’esecutivo continuerà nel suo programma di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico e di privatizzazioni». Dismissioni e privatizzazioni che però, daranno meno frutti di quanti sperati ad aprile. Per quest’anno sono indicate cessioni per lo 0,1% del Pil, per poi proseguire con lo 0,5% nel 2017 e nel 2018.

Manovra 2017, caccia a 8 miliardi

All’interno dei margini previsti dal DEF appena approvato – che dovrà ora passare al vaglio delle Camere – si muoverà la Legge di Stabilità 2017: gli indicatori contenuti nel documenti tengono, evidentemente conto, delle misure previste per la manovra, a partire dallo stop alle clausole di salvaguardia contro l’aumento IVA e dagli incentivi fiscali alle imprese. La Manovra 2017 dovrebbe comunque oscillare fra i 20 e i 25 miliardi. Una quota consistente, 15,1 miliardi, servirà a disinnescare, appunto, gli aumenti dell’Iva previsti dalla cosiddetta clausola di salvaguardia siglata dall’Italia con l’Ue. La restante parte sarà raccolta attraverso tagli alla spesa (sanità, società partecipate e ministeri), la riedizione della voluntary disclosure per il rientro dai capitali dall’estero, da una limata delle detrazioni e deduzioni fiscali e, infine, dalla lotta all’evasione fiscale. In tutto per una cifra di circa 8 miliardi.

La riduzione delle tasse secondo il governo

Nel DEF il governo conferma il calo della pressione fiscale che, sommando le diverse riduzioni d’imposta o di misure equivalenti, a partire dagli 80 euro, è stata portata al 42,1% nel 2016 rispetto al 43,6 del 2013. Nel 2017 l’Ires sulle imprese scenderà dal 27,5 al 24 per cento. «Ulteriori interventi di riduzione della pressione fiscale verranno realizzati introducendo ulteriori misure di alleggerimento per le imprese». Si spera no siano operazioni alla jobs act, ovvero sgravi contributivi validi solo nel momento del lancio… “pubblicitario” (nello specifico, validi solo per gli assunti 2015). Del resto il referendum costituzionale è dietro l’angolo, al governo serve un restyling.

Cristina Malaguti

PolitX

Ultime Notizie

  • RUNTS, finalmente ci siamo 29 Ottobre 2021
  • Delega al Governo per l’efficienza del processo penale 21 Settembre 2021
  • Interventi in materia di disciplina, intermediazione e gestione dei diritti d’autore e dei diritti connessi 21 Settembre 2021
  • Crisi d’impresa e risanamento aziendale tra rinvii e novità 21 Settembre 2021
  • Nuovo processo civile: la Riforma Cartabia approvata dal Senato 21 Settembre 2021

© IS.PRO. ISTITUZIONI E PROGETTI S.R.L. | P.I. 04673381002