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Mercato unico digitale europeo, Gozi: ancora troppi ostacoli

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25 Maggio 2016

| by developer

Sulla strada del mercato unico digitale europeo ci sono ancora troppi ostacoli, come la resistenza dell’industria dell’audiovisivo, l’opposizione di Francia e Spagna, diversi mercati da conciliare, quello britannico e rumeno, ad esempio. A spiegarlo è Sandro Gozi, sottosegretario agli affari europei che in un’intervista ad un quotidiano nazionale rivela anche l’agenda del prossimo Consiglio europeo, chiamato a lavorare sulla competitività e in particolare su un tema centrale del digital single market: la portabilità all’estero
dei servizi on line. Un elemento che consentirebbe agli abbonati di visualizzare i contenuti digitali di netflix o sky go, ad esempio, in qualunque paese europeo, a prescindere da quello, cioè, in cui è stato sottoscritto l’abbonamento.

La misura sulla portabilità dei contenuti e servizi digitali doveva essere pronta già a inizio 2016, ma alcune resistenze, in particolare di Francia, Spagna e Portogallo, confessa Gozi, ne hanno ritardato l’iter. Fatto sta che ora il provvedimento passa per il Consiglio e
poi toccherà al Parlamento europeo approvarlo, probabilmente per il 2017. Su questo punto, ha detto Gozi, Roma e Londra hanno insistito molto ed hanno spinto contro le resistenze di alcuni paesi europei che temevano gli effetti negativi sull’industria creativa, a difesa, invece, dei diritti d’autore. È stato trovato un punto di equilibrio, ha assicurato il sottosegretario, che consentirà ”a tutti una libera circolazione con i loro abbonamenti, ma con misure di verifica della residenza per evitare abusi”.

Nell’agenda del Consiglio ci sono poi gli altri temi del mercato unico digitale. Si discuterà degli interventi sul commercio elettronico che porteranno benefici sia sulla sponda delle imprese italiane ”perché eliminerà le barriere che rendono difficile vendere online in tutta
Europa”, sia per i consumatori ”perché agirà contro il geoblocking, cioè la discriminazione delle offerte commerciali sulla base di residenza o nazionalità”.

E poi c’è il tema fiscale applicato agli over the top del digitale. Su questo punto, Gozi ha fatto presente che a livello europeo per il momento si è posto il problema dell’Iva sui prodotti digitali che ”deve essere uniformata a quella sui beni materiali”. Se in Europa non si arriverà ad una posizione comune in materia fiscale sui giganti del digitale – sui libri si paga il 4 per cento mentre sugli e-book il 22 per cento – l’Italia sarà pronta a fare la sua parte, anche
introducendo una digital tax.

Gozi definisce anche i tempi dei prossimi impegni. Prima il mercato unico digitale europeo, poi si dovrà creare la condizione per aprire un dialogo con i grandi del digitale – Google, Amazon, Apple – e, quindi, regolare a monte la loro attività su cui la disciplina
antitrust europea ha posto l’attenzione ormai da tempo. Luigi Della Luna Maggio

PolitX

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