Monte dei Paschi e referendum: l’incubo del governo
Monte dei Paschi e referendum: un binomio che è sta diventando un vero e proprio incubo per il governo. Si rialza infatti la tensione sull’istituto di credito finito nell’occhio del ciclone per aver concesso enormi crediti di dubbia esigibilità e travolto da una voragine di sofferenze (49 miliardi di euro). Da una parte il governo (socio della banca con il 4% detenuto dal Tesoro) e un nuovo piano di salvataggio (il terzo in un anno) pari a 5 miliardi di euro. Dall’altra, l’opposizione, che chiede chiarezza su preoccupanti avvicendamenti al vertice. Sullo sfondo, il referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo, la spada di Damocle sulla testa del presidente del Consiglio Matteo Renzi e del suo esecutivo. Tempi supplementari per vincere la partita, ma anche stretti per salvare la banca. Lo scenario che potrebbe aprirsi a Rocca Salimbeni in caso di sconfitta dei “Sì”, infatti, potrebbe essere tutt’altro che scontato.
Mps: battaglia politica e referendum
Tempi stretti, appunto. E opposizione sempre più pressante. Padoan, intanto, ieri sera, ha convocato un vertice di urgenza con i vertici delle principali banche italiane. Da luglio a settembre Forza Italia ha presentato due interpellanze urgenti e due interrogazioni a risposta immediata. Primo firmatario Renato Brunetta. Ma le risposte del governo, secondo i parlamentari azzurri, sono state tutt’altro che soddisfacenti. Sul tavolo degli interroganti due nodi cruciali: il ruolo assunto dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, quale rappresentante del primo socio di Mps, nel cambio al vertice della banca senese, e se è vera la notizia della telefonata rivolta all’ex amministratore delegato Fabrizio Viola, e se c’è stato e in quali termini un coinvolgimento nella scelta del nuovo board da parte di Jp Morgan. Nuovo board dove Viola è stato sostituito da Marco Morelli (Bank of America Merrill Lynch Italia) e dove, a sorpresa, dopo il cambio dell’ad si è dimesso anche il presidente Massimo Tononi. Brunetta e i colleghi chiedevano inoltre se Padoan intendesse chiarire tempi e modalità per la ricapitalizzazione della banca, con riferimento all’importo, ai sottoscrittori che vi parteciperanno, alle garanzie che presterà lo Stato e all’eventuale applicazione dei meccanismi del bail-in, specificando in particolare se intende rassicurare gli azionisti e obbligazionisti in merito al rischio di azzeramento delle rispettive posizioni.
La “discontuinità” di Padoan
Sull’avvicendamento Viola-Morelli il ministro Padoan ha risposto secco: “A Mps serviva discontinuità”, per poi precisare che «il segnale di discontinuità faciliterà la realizzazione del nuovo piano industriale, la finalizzazione ottimale della più grande operazione di cartolarizzazione di sofferenze avvenute in Italia e lo sviluppo di una banca rinnovata e sostenibile». Risposta che non è bastata ai parlamentari azzurri che, anzi, hanno minacciato di portare la vicenda sui banchi della giustizia: “il Paese non può essere ingannato”, ha detto Brunetta, lasciando intendere un coinvolgimento diretto del ministro dell’Economia e del presidente del Consiglio nel cambio al vertice di Mps.
Soldi pubblici, sofferenze private
E poi c’è la situazione economica disastrosa della banca. E l’ennesimo piano di salvataggio, con il maxi aumento di capitale fino a 5 miliardi che sta incontrando forti perplessità da parte del mercato proprio per l’ingente somma richiesta, la terza in tre anni. La raccolta fondi fatica a ingranare, mancano investitori privati e istituti di credito disposti a partecipare al terzo piano di ricapitalizzazione di Mps in tre anni di tempo. E ci sono un paio di ostacoli sul cammino della salvezza: uno è il referendum del 4 dicembre, che sancirà le sorti del governo; l’altro riguarda i crediti deteriorati in portafoglio, per lo più inesigibili, che potrebbero ricadere, governo volendo, sulle spalle della collettività. Il piano, nelle intenzioni, dovrebbe essere approvato il 24 ottobre. Una vera e propria corsa contro il tempo, con una via per la salvezza di Mps ancora tutta troppo in salita.
Cristina Malaguti