Per il terremoto più promesse che soldi
Risarcimento integrale per le case e gli edifici colpiti (al 50% per le seconde case), prestito d’onore per il riavvio delle attività produttive, cassa integrazione in deroga per i lavoratori di imprese coinvolte nel sisma, rinvio di imposte e tasse per quanti (singoli e imprese) documenteranno che l’impossibilità del pagamento è strettamente connessa al terremoto. Sul tavolo subito 300 milioni, ma per la ricostruzione serviranno almeno 4,5 miliardi (3,5 per gli edifici privati e 1 per quelli pubblici).
Inoltre, per assicurare il massimo della regolarità in tutte le fasi, il provvedimento – oltre alla supervisione dell’Anac – prevede una centrale unica di committenza, un albo delle imprese e uno dei professionisti, oltre a garantire dati costantemente aggiornati. Sono queste le principali misure messe in campo dal governo a sostegno delle zone colpite dal sisma il 24 agosto scorso.
Il decreto che le definisce (53 articoli) è stato approvato stamattina dal consiglio dei ministri. Il premier Matteo Renzi è quindi partito alla volta delle zone terremotate. “Non vi lasceremo soli” aveva detto il presidente del consiglio, esprimendo tutta la sua soddisfazione per l’approvazione “tempestiva” del decreto. Ma a leggerlo, questo provvedimento, si capisce chiaramente che i terremotati “in compagnia” del governo ci dovranno stare davvero poco, in compenso saranno accompagnati nella ricostruzione dalle banche e dall’Agenzia delle entrate.
La ricostruzione secondo Renzi, un lungo e lento processo
La vera novità di questo decreto legge – che prevede un risarcimento del 100% per la ricostruzione delle prime case – sta nel “promettere” soldi – il 50% – anche per la ricostruzione delle seconde case danneggiate dal sisma. Soldi che in realtà non ci sono ancora, ma che saranno erogati mediante finanziamenti agevolati e credito di imposta per compensazione.
Nel provvedimento di fatto (articolo 4) non è nemmeno menzionato un ammontare delle risorse messe a disposizione, quelle sono state spiegate in conferenza stampa dal commissario del governo per la ricostruzione Vasco Errani. Nel decreto si parla infatti di una “dotazione iniziale” (300 milioni di euro) e dell’istituzione di un “Fondo per la ricostruzione”. Dotazione iniziale che sarà costituita anche da erogazioni liberali, dal Fondo di solidarietà europeo, dalle donazioni raccolte mediante il numero solidale 45500 e i versamenti sul conto corrente bancario attivato dal dipartimento della Protezione civile.
Intanto però prima della ricostruzione passeranno i secoli di “censimento” e valutazione dei danni. Fatto questo, si potrà accedere ai contributi, che saranno erogati “con le modalità “del finanziamento agevolato, sulla base di stati di avanzamento lavori relativi all’esecuzione dei lavori, alle prestazioni di servizi e alle acquisizioni di beni necessari all’esecuzione degli interventi ammessi a contributo”.
Il costo della ricostruzione
“L’ammontare totale” per la ricostruzione “è notevolmente più consistente” rispetto alla somma stanziata nel decreto, pari a oltre 300 milioni. Lo ha assicurato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti. Ovvero, ha spiegato, la “somma totale sarà di circa 3,5 miliardi per la ricostruzione degli edifici privati e di circa 1 miliardo per quelli pubblici. Si tratta di risorse già previste nella Legge di Bilancio che approveremo sabato prossimo. “I 200 milioni” previsti dal decreto “servono a far partire il processo e sono al netto dei 50 milioni stanziati per l’emergenza. Il contributo della Commissione europea è massimo il 6% della spesa complessiva, il resto sono risorse nazionali che verranno stanziate nella Legge di Bilancio” che sarà approvata sabato prossimo, ha poi aggiunto De Vincenti, rispondendo a una domanda sulle risorse che serviranno per la ricostruzione delle zone terremotate.
I terremotati pagheranno gli interessi sulla solidarietà?
“Per l’erogazione dei finanziamenti agevolati – si legge nel decreto legge del governo – i soggetti autorizzati all’esercizio del credito operanti nei territori possono contrarre finanziamenti, secondo contratti tipo definiti con apposita convenzione stipulata con l’Associazione bancaria italiana, assistiti dalla garanzia dello Stato. Con decreti del ministro dell’Economia e delle finanze, adottati entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, – detta il provvedimento – sono concesse le garanzie dello Stato e sono definiti i criteri e le modalità di operatività delle stesse”.
Trenta giorni per definire le garanzie dello Stato, ma non solo: i finanziamenti agevolati sono fruibili “esclusivamente in compensazione”, ovvero, al beneficiario non saranno dati soldi ma sarà riconosciuto un “credito d’imposta” rimborsato alle scadenze ordinarie, il cui importo sarà ottenuto sommando gli “interessi dovuti, nonché le spese strettamente necessarie alla gestione dei medesimi finanziamenti”. Sì, perché le banche mica possono rimetterci. In estrema sintesi: i cittadini ci mettono i soldi (il numero 45500, i fondi europei, il conto corrente della Protezione civile e le erogazioni liberali), le banche li gestiscono e i terremotati ci pagano pure gli interessi. E comunque “Le modalità di fruizione del credito di imposta sono stabilite con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto”.
La solidarietà degli italiani
Supera i 15 milioni di euro la solidarietà degli italiani. Lo ha reso noto la Protezione civile. Ad oggi, sono stati raccolti qualcosa come 15.030.756 euro, di cui 2.813.674, 82 euro mediante bonifici effettuati sul conto corrente aperto dal Dipartimento della Protezione civile e i restanti frutto delle donazioni effettuate tramite il 45500.
Cristina Malaguti