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Riforma del Senato, si risparmierà meno dell’8 percento

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28 Luglio 2016

| by Ugo Sardi de Letto

Prima del 5 agosto, giorno in cui inizierà la pausa estiva dei lavori parlamentari, il Senato dovrà approvare il bilancio interno del 2016. Secondo la Ragioneria generale dello Stato, se dovesse passare la riforma costituzionale, l’ammontare dei risparmi non sarebbe risolutivo per le tasche degli italiani.

Stando ai calcoli della Ragioneria, infatti, l’unica cifra di cui attualmente si dispone è il risparmio conseguente all’ipotetica riduzione del numero dei senatori e all’eliminazione della loro indennità: in totale 49 mln di euro annui (40 mln di risparmio sulle indennità e 9 mln per i senatori). Per l’abolizione delle Province e il tetto agli emolumenti percepiti dai consiglieri regionali, la Ragioneria ha dichiarato di non avere ricevuto delle informazioni utili e, quindi, i risparmi sono “allo stato non quantificabili“.

Quanto costano i senatori

Nel 2015 il costo complessivo di Palazzo Madama è stato di 540 mln di euro. Di questi, circa 80 mln sono stati destinati ai senatori: 42 mln per i loro stipendi e 37.266.000 per “i rimborsi di natura indennitaria”.  Ogni senatore, in quanto parlamentare, ha diritto all’indennità (5.300 euro netti al mese) e, che abiti o meno nella Capitale, alla diaria (una somma per pagare il soggiorno a Roma) di 3.500 euro. A questa si aggiungono poi un rimborso forfetario mensile delle spese generali di 1.650 euro e un rimborso “per esercizio del mandato” di 4.180 euro. Insomma, secondo un breve calcolo, un senatore riceve circa 14.630 euro al mese.

Un’altra spesa gravosa è rappresentata dagli ex-senatori. Nel 2015, per pagare “il trattamento dei senatori cessati dal mandato”, il Senato ha speso 82.890.000 euro. Senza contare tutti quelli che, andati in pensione prima del gennaio 2012, hanno percepito (e percepiscono) il “famoso” vitalizio con tanto di reversibilità.

Il costo più alto: il personale del Senato

Il grande problema delle “folli spese” di Palazzo Madama è il personale. Per quello di ruolo, tra stipendi, rimborsi spese e varie indennità, nel 2015 sono stati stanziati 100 mln di euro. Decisamente inferiore, ma non comunque irrisoria, la cifra spesa per il personale non di ruolo: più di 21 mln. Il tutto, per un totale di oltre 120mln di euro: 40mln in più di quelli spesi per i senatori. Una cifra che dovrebbe far rivedere il “vero risparmio” proposto dalla riforma costituzionale, basato esclusivamente sulla riduzione del numero dei senatori.

Le altre spese

Nel 2015, le spese per le segreterie politiche e tecniche dei gruppi sono costate al Senato più di 21 mln. Inoltre sono stati spesi 6.200.000 euro per la comunicazione istituzionale e 3.164.354 euro per il fondo per studi, ricerche, documentazione e informazione. Per i servizi informatici, invece, sono stati stanziati quasi 9 mln di euro. A queste, si aggiungono delle spese “minori” per i servizi assicurativi (oltre 3 mln), di mobilità (7.500.000 euro) e 5.400.000 euro per “servizi logistici”.

A conti fatti, perciò, di 540 mln di spesa annua, con la riforma il Senato ne risparmierà soltanto 49 mln. Una cifra che non si avvicina neanche lontanamente alla metà della spesa. La diaria e tutti i rimborsi delle spese per i viaggi dei nuovi senatori rimarranno invariati. I soliti sprechi che neanche la riforma costituzionale risolverà.

 

 

PolitX

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