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Stepchild adoption, interviene la Cassazione

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27 Giugno 2016

| by Ugo Sardi de Letto

La Corte di Cassazione fa un’apertura importante alla stepchild adoption. La prima sezione civile ha infatti confermato la sentenza emessa dal tribunale di Roma con la quale era stata accolta la domanda di adozione di una minore proposta dalla partner della madre, con lei convivente in modo stabile.

Primo caso di stepchild adoption

Si tratta del primo caso di adozione cogenitoriale ammesso nel nostro Paese, risalente al  2014 e riconfermato, in appello, nel dicembre scorso. I giudici della suprema Corte hanno ritenuto legittima la decisione presa dai colleghi, in quanto perfettamente in linea con l’attuale legge in materia di adozione ( lg. 184/1983).

In particolare l’aggancio è alla norma riguardante l’adozione ”in casi particolari” grazie alla quale al giudice viene assegnato un discreto margine decisionale, purchè si tenga come obiettivo primario il concreto e reale interesse del minore.

Le motivazioni della Cassazione

Nelle motivazioni che accompagnano la decisione, gli ”ermellini” hanno di fatto affermato che la stepchild adoption ”non determina in astratto un conflitto di interessi tra il genitore biologico e il minore adottando, ma richiede che l’eventuale conflitto sia accertato in concreto dal giudice” e che  tale adozione ”prescinde da un preesistente stato di abbandono del minore”.

Nel caso specifico la bambina è il ”frutto di un progetto genitoriale maturato e realizzato dalla madre biologica con la propria compagna di vita ed ha vissuto sin dalla nascita con lei e la sua compagna, in un contesto familiare e di relazioni scolastiche e sociali analogo a quello delle altre bambine della sua età”. Sancirne l’adottabilità da parte della compagna della madre non può che essere in linea con l’interesse della minore, a differenza di quanto sostenuto dalla Procura di Roma.

La scelta operata dalla Corte riveste un’importanza storica perché rappresenta l’affermazione di un principio di cui per il futuro bisognerà che sia i tribunali, che il legislatore tengano conto.

Di fatto essa supera i limiti imposti finora dalla legge e conferma la possibilità per il genitore non biologico nelle coppie omosessuali di adottare i figli comuni.

Reazioni positive e negative

Molto soddisfatta l’avvocato della coppia di donne protagoniste del caso, Maria Antonia Pili, secondo la quale ”adesso la stepchild adoption è definitiva: la Corte ha pronunciato una grande parola di civiltà giuridica e soprattutto ha dato un orientamento chiaro per tutti gli altri tribunali italiani”.

Una vittoria anche per Monica Cirinnà, la prima firmataria della legge sulle unioni civili: ”La Cassazione stabilisce finalmente che quanto abbiamo sostenuto, e purtroppo dovuto stralciare, dal testo delle unioni civili non soltanto è legittimo ma soprattutto è giusto”.

Di tutt’altro avviso le reazioni del fronte del no, capitanato dai parlamentari del Movimento Idea, Eugenia Roccella e Gaetano Quagliarello per i quali ”come era facile prevedere, la magistratura è intervenuta a gamba tesa, e lo ha fatto in tempi brevissimi, aprendo di fatto la strada alla pratica dell’utero in affitto. L’adozione del compagno, infatti, nel caso di coppie maschili, include ovviamente il ricorso alla maternità surrogata a pagamento. L’unico modo per frenare oggi la deriva antropologica e il nuovo mercato della filiazione – concludono Roccella e Quagliariello – è il referendum per abrogare una parte della legge sulle unioni civili”.

PolitX

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