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Sviluppo, la materia di cui sono fatti i sogni di Calenda

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12 Ottobre 2016

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Calenda, il piano dei sogni. Politiche industriali, Telecomunicazioni, Energia e internazionalizzazione: è veramente molto ambizioso il piano per il 2017 del ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda. Ambizioso per gli obiettivi che si propone e ricco per le misure in cantiere utili alla sua realizzazione. Sulla carta tutto torna, ma la realtà è altra cosa. E non dipende solo dal ministro. E’ di qualche giorno fa l’allarme lanciato dallo stesso Calenda sulla crisi del commercio internazionale e sono tutte lì, sul tavolo del suo ministero le vertenze aperte per crisi dell’industria italiana, un lungo elenco (233 per l’esattezza) di problemi da risolvere.

Lo sviluppo di Calenda, un 2017 di grandi progetti

In audizione a commissioni riunite di Camera e Senato il ministro Calenda ha presentato nei giorni scorsi il suo piano per lo sviluppo economico del Paese per il prossimo anno.  Si parte dal progetto “Impresa 4.0”, di cui si è già parlato anche in questa sede: un piano da 13 miliardi di euro che vanno a sommarsi ad altri 10 miliardi di euro derivanti da investimenti privati, con l’obiettivo di scongiurare – in un mondo produttivo che cambia rapidamente – la perdita di 5 milioni di posti di lavoro paventata dal World Economic Forum. Dalle politiche industriali alle telecomunicazioni: nell’agenda del Mise (il ministero dello Sviluppo Economico) il piano “banda ultra larga”, ovvero garantire un’adeguata struttura di supporto alle famiglie e alle imprese italiane per favorire la digitalizzazione del Paese (100% di copertura a 30 Mbps e fino all’85% di copertura a 100 Mbps entro il 2020); supporto alle emittenti televisive e radiofoniche locali (come da riforma dell’Editoria). E poi il settore energetico con politiche mirate alla riduzione dei costi di rigenerazione delle rinnovabili al fine di assottigliare il gap di prezzo di fornitura con gli altri Paesi. Infine, l’internazionalizzazione delle Piccole e medie imprese (Pmi) italiane, con azioni di sostegno a vari livelli e una spesa prevista di 182 milioni di euro.

Esportazioni in caduta

Ma ai buoni propositi del ministro fanno seguito anche cattivi pensieri. E una visione del mercato mondiale più catastrofica sugli scambi commerciali mondiali. “Il mercato internazionale nel prossimo anno subirà un crollo. Non c’è più una sede dove si discute di commercio internazionale. Il Wto non va, gli accordi internazionali non vanno, non ci sono più strumenti e luoghi dove si fa governance”: è stato lo stesso Calenda tre giorni fa a lanciare l’allarme. Il ministro, intervenuto a Roma a un convegno dall’emblematico titolo “Obbligati a crescere”. Commercio mondiale al palo, esportazioni a rischio. A dar man forte a Calenda, allo stesso convegno, anche il ministro dell’Economia Piercarlo Padoan, che ha stigmatizzato quanto sia “preoccupante l’andamento pauroso del commercio internazionale che cresce meno del Pil”. A completare il quadro tutt’altro che edificante il fallimento dei negoziati del trattato di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti, due aree che da sole rappresentano  quasi un terzo degli scambi commerciali internazionali.

Imprese in difficoltà, la lunga lista delle vertenze

Al di là della crisi del mercato internazionale, il ministro dello Sviluppo Economico deve anche fare i conti con la crisi di casa nostra. Ad oggi risultano aperti al Mise 145 tavoli di confronto, ma le aziende in difficoltà sono anche di più, 233 per l’esattezza. In testa le industrie pesanti, seguite a ruota dalle aziende operanti nel settore delle telecomunicazioni. La maggior parte riguardano aziende lombarde (37), seguono nell’ordine Lazio (29) e Veneto (24). Segno evidente, questo, che la luce in fondo al tunnel è ancora lontana.

Cristina Malaguti

PolitX

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