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Più spazio a mediazione, negoziazione ed arbitrato; semplificazione del processo civile sia in primo grado che in appello; interventi sul processo esecutivo e sui procedimenti speciali; istituzione del nuovo Tribunale della famiglia. Sono questi i cardini del nuovo processo civile.

L’Aula di Palazzo Madama ha rinnovato la fiducia all’esecutivo Draghi, approvando il ddl del Governo n. 1662, recante Delega per l’efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie. Si tratta di un segmento del pacchetto degli interventi in materia di giustizia a cui l’Unione europea subordina l’erogazione di 2,3 miliardi di fondi per la ripresa; gli altri aspetti di quella che viene comunemente indicata come la riforma della Guardasigilli (il Ministro Cartabia, infatti, con i suoi 24 emendamenti inseriti nel testo base, ha di fatto riscritto la riforma del suo predecessore Bonafede) riguardano la riforma del  processo penale, il Csm e l’ordinamento giudiziario.

Nel corso della discussione generale una delle relatrici, la senatrice Modena (FIBP), andando oltre gli aspetti su cui si è concentrato il dibattito pubblico, ha sottolineato come la riforma del processo civile si articoli lungo tre dorsali, complementari fra loro: accentuare il ricorso agli strumenti alternativi per la risoluzione delle controversie, ADR (Alternative dispute resolution); apportare le necessarie migliorie al processo civile, anche in considerazione del fatto che solo a fronte di un processo efficace davanti all’autorità giudiziaria le misure alternative possono essere in grado di funzionare proficuamente; intervenire sul processo esecutivo e sui procedimenti speciali.

L’obiettivo è quello di ridurre del 40 per cento in cinque anni la durata dei processi (allo stato attuale la durata media è di sette anni), smaltendo i circa tre milioni di processi pendenti e puntando ad abbandonare l’ultima posizione occupata nelle valutazioni del World justice project trai 54 paesi che figurano nell’elenco.

Il lavoro sul provvedimento in Commissione Giustizia al Senato è iniziato nel marzo 2020: sono state svolte molte audizioni dalle quali è emerso che la lunghezza dei processi è legata alla fase della decisione e dipende, quindi, sostanzialmente dalla mancanza di giudici. Oltre ai 2,3 miliardi a fondo perduto del Recovery, il Ministero di Via Arenula ha previsto lo stanziamento di risorse per potenziare le dotazioni (assunzioni di personale, infrastrutture digitali, edilizia). La riforma ha, inoltre, fatto tesoro di alcune novità positive introdotte con la pandemia, quali le udienze a trattazione scritta e da remoto.

L’altra relatrice, senatrice Unterberger (Aut), ha sottolineato la novità dell’istituzione del Tribunale della famiglia, che dà attuazione all’articolo 30 della Costituzione garantendo l’uguaglianza dei figli nati fuori del matrimonio, e le misure per le donne vittime di violenza.

Infine, la terza relatrice, la senatrice Rossomando (PD), ha posto l’accento sulla soluzione alternativa delle controversie che vede l’estensione della mediazione, incentivata attraverso agevolazioni fiscali, un intervento sull’arbitrato, reso meno costoso e più definito e sulla novità dell’ufficio del processo costituito da un pool di consulenti che affianca stabilmente il giudice.