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L’Assemblea del Senato mercoledì 26 luglio ha approvato i disegni di legge S.791 relativo al rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato per l’esercizio finanziario 2022 e l’A.S.792, relativo a disposizioni per l’assestamento del bilancio dello Stato per l’anno finanziario 2023.

Il relatore, sen. Lotito (FI-BP), ha illustrato il ddl recante il rendiconto generale dello Stato per l’esercizio finanziario 2022: i risultati mostrano un generale miglioramento dei saldi rispetto all’esercizio 2021. Il saldo netto da finanziare è di circa -129,6 miliardi, con un miglioramento di oltre 58,1 miliardi rispetto al 2021, e un risparmio pubblico di 25,8 miliardi. Il dato del ricorso al mercato finanziario è di -391,4 miliardi, con un miglioramento di 33 miliardi rispetto al 2021 e di 87,7 miliardi rispetto alle previsioni iniziali. Gli effettivi risultati conseguiti denotano un miglioramento sia rispetto alle previsioni iniziali sia rispetto alle previsioni definitive. Gli aumenti più consistenti riguardano le entrate tributarie (+55 miliardi) e gli impegni per spese in conto capitale (+30,4 miliardi). La situazione patrimoniale a fine 2022 ha registrato una eccedenza passiva di circa 2.595 miliardi, con un peggioramento rispetto all’anno precedente. La Corte dei conti ha dichiarato regolare il rendiconto generale dello Stato per il 2022, con l’esclusione di alcuni capitoli per cui sono state riscontrate discordanze tra i dati esposti nel conto del bilancio e quelli riportati nei conti periodici delle amministrazioni.

Il relatore, sen. Gelmetti (FdI), ha presentato il ddl di assestamento, che ha lo scopo di aggiornare le entrate, con possibili revisioni delle stime del gettito, e le spese, limitatamente alla componente discrezionale, considerando eventuali esigenze sopravvenute. Il testo si compone di un solo articolo che modifica la Sezione II della legge di bilancio per il 2023. I risultati finanziari mostrano un miglioramento del saldo netto da finanziare di 203,6 miliardi rispetto alla previsione iniziale di -200,7 miliardi. Complessivamente, il ricorso al mercato migliora passando da una previsione iniziale di -511,5 miliardi a -507,4 miliardi, mentre il risparmio pubblico peggiora di 2,6 miliardi rispetto alla previsione iniziale. Le variazioni proposte riguardano principalmente le entrate tributarie, con una riduzione complessiva di 128 milioni, dovuta principalmente all’adeguamento alle stime del DEF 2023. Le spese finali subiscono una riduzione complessiva di circa 368 milioni, principalmente imputabile alle spese correnti. In termini di cassa, il disegno di legge di assestamento determina un peggioramento del saldo netto da finanziare di 298 milioni rispetto alla previsione di bilancio. La riduzione delle entrate finali è di 144 milioni, mentre l’aumento delle spese finali è di 386 milioni. Infine, il disegno di legge di assestamento tiene conto dell’entità effettiva dei residui al 1° gennaio 2023, con 235.337 milioni di residui attivi e 193.495 milioni di residui passivi.

A conclusione della discussione generale, alla quale hanno preso parte i sen. Nicita (PD) e Vita Maria Nocco (FdI), dopo la votazione dell’articolato del ddl n. 791, nelle dichiarazioni finali sono intervenuti i sen. Lombardo (A-IV), Damiani (FI-BP), Concetta Damante (M5S), Borghi Claudio (LSP), Misiani (PD) e Lavinia Mennuni (FdI). A-IV ha ironizzato sulla presa di meriti del Governo Meloni per la crescita economica, attribuendo i risultati positivi all’iniziativa del Governo Draghi. FI-BP ha richiamato gli interventi di politica economica realizzati attraverso la manovra finanziaria e il DEF. M5S ha sottolineato l’austerità e i tagli di spesa che hanno caratterizzato le politiche economiche del Governo, esaltando le politiche espansive del Governo Conte. LSP ha evidenziato la crescita del PIL, suggerendo che meno tasse e maggiori investimenti sono cruciali per il benessere dei cittadini. Il PD, nel criticare l’euforia della maggioranza riguardo alle previsioni economiche, ha espresso preoccupazione per il futuro del PNRR poiché la quarta rata rischia di slittare nel 2024. FdI ha auspicato una politica economica e industriale europea che preservi il mercato unico e favorisca l’investimento in settori strategici.

I due provvedimenti passano ora all’esame della Camera dei deputati per il prosieguo dell’iter.